Nando dalla Chiesa

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Nando Dalla Chiesa (2008)

Fernando Romeo dalla Chiesa, detto Nando (1949 – vivente), scrittore, sociologo e politico italiano.

Citazioni di Nando dalla Chiesa[modifica]

  • Ci furono decine di suicidi durante il biennio di Tangentopoli. Io feci anche uno studio in Parlamento. Credo che sia l'unico studio scientifico disponibile su quella vicenda. Il risultato è che i suicidi furono prodotti non tanto dalla detenzione in carcere, perché quasi tutti si uccisero fuori dal carcere, e molti anche dopo essere stati prosciolti. Era il clima dell'opinione pubblica che era insopportabile per chi avesse avuto comunque il marchio dell'indagine giudiziaria. Quindi, questo più che rinviare all'azione di magistrati, rinvia secondo me all'incapacità che in quel momento ebbero i giornali e l'opinione pubblica di mantenere un senso delle proporzioni.[1]
  • [Su Giorgio Gaber] Egli era uno scomodo realista, sapeva prendere attuo di quello che c'era nella realtà con la marcia in più della voglia di cambiarla, segnalando cosa a suo avviso non funzionava. E a questo credo lo portasse essere soprattutto un uomo di teatro. Perché il teatro da sempre è denuncia, mentre la canzone non ha avuto storicamente la stessa funzione.[2]
  • [Su Giorgio Gaber] Fra i vari ricordi che ho di lui in scena, spicca la sensazione profonda che mi lasciò dentro la prima volta che lo sentii gridare dell'essere stati comunisti, fra le altre cose, "perché Berlinguer era una brava persona". Un'altra provocazione, in fondo, perché sottintendeva che le ideologie sono vuote e conta altro. Segnalava che spesso ci aggrappiamo a esse quando non sappiamo come definire la nostra identità, mentre già le cose normali, come l'essere perbene, possono essere fonte di identità per l'uomo.[3]
  • Le parole non si uccidono.[4]
  • Ritengo che sarebbe scientificamente assai grave se un giorno dovessimo scrivere la storia della mafia come certa sinistra ha scritto la storia del fascismo: di un pugno di criminali, cioè, che tiene in soggezione un popolo che non vorrebbe sottomettersi ma vi è costretto dal terrore o da un passato di rassegnazione.[5]
  • Scoprire Genova come ti venne raccontata sui libri (e come i suoi abitanti amano narrarla) procura una sensazione incantevole. In primo luogo perché ti restituisce quel minimo di fiducia necessaria nella parola scritta e nel racconto orale, senza di cui vagheresti senza bussola nelle tue elucubrazioni sull'universo mondo. In secondo luogo perché Genova è bellissima davvero. La guardi e brilla nei suoi palazzi meravigliosi, a qualunque altezza sul livello del mare. Di più: è letteralmente sfolgorante nelle successioni di bianco impero, di ocra, di verde muschio, di rosso bruno. Dal Porto Antico al Matitone nelle ore della tarda mattinata che dovrebbero essere infuocate e non lo sono. Le strade non starnazzano, perché il traffico d'agosto rende tutti più civili e spensierati. Intorno e sopra di te c'è solo un'architettura mozzafiato di forme e di colori che ti puoi fermare a contemplare estasiato, senza temere che ogni minuto di sosta ti renda più appiccicosa la camicia. Insomma quando non piove e non c'è la macaia (non ho mai capito come si scriva) Genova è davvero la più bella città di mare d'Italia.[6]
  • Sulla dissolvenza della mia attività di governo ho ricevuto diverse offerte per il rientro all'Università da professore associato. Ho preferito Palermo perché la considero l'avamposto della legalità, il luogo dove meglio potrò continuare il mio impegno civile e politico. [«Cosa la emoziona di più pensando al ritorno?»] La voglia di rivedere i luoghi amati e i profumi di salsedine, gelsomino e zagara che mi sono portato dietro. E poi il mare di Mondello, l'eleganza di via Libertà, i cibi saporitissimi. So che molte cose sono cambiate dagli anni del liceo e della naja, ma tante altre sono rimaste come prima. Ricomincerò da queste.[7]
  • [Sulla scelta di Tony Renis come direttore artistico del Festival di Sanremo 2004] Un paese che mette a capo dello spettacolo più importante della rete più importante della tv pubblica un uomo che rivendica con orgoglio le sue amicizie di mafia, un uomo che ospita a casa sua i boss, che gli fa avere pranzi in cella di sicurezza quando vengono arrestati, questo è un paese che fa passare un messaggio devastante: essere amici della mafia non è un problema, anzi può essere un vantaggio. Ed è lo stesso paese che poi mette i suoi morti di mafia sui francobolli e dà le medaglie agli orfani, alle vedove.[8]

Nando dalla Chiesa: “Ci sono pezzi di società ancora vicini alla mafia”

Intervista di Salvo Palazzolo, Palermo.repubblica.it, 28 agosto 2022

  • I primi [ricordi di Palermo] sono legati alla caserma di corso Vittorio Emanuele, oggi intitolata a mio padre [Carlo Alberto dalla Chiesa]. È la sede della Legione carabinieri Sicilia. Alla fine degli anni Quaranta, era mio nonno materno il comandante, porto il suo nome. Ogni estate, andavamo a trovarlo. Ricordo il suo appartamento, le scuderie. Poi, in quella caserma, ci tornai adolescente con mio padre colonnello dei carabinieri, alla fine degli anni ’ 60.
  • Nel 1966, a 17 anni, mi colpì la simpatia che si respirava verso la mafia. Anche fra i miei compagni del liceo Garibaldi: quando il boss Gerlando Alberti sfuggì a una retata dei carabinieri, molti erano contenti, parteggiavano per lui, innocentemente.
  • Io penso che si sia ridotta la società mafiosa, ma si è allargata la società filomafiosa, quella che cioè riesce entrare in sinergia, in convergenza, con quella mafiosa per tante ragioni. Al Nord, studiamo da anni questo fenomeno preoccupante.

Note[modifica]

  1. Da Blu notte, 7 settembre 2008.
  2. Citato in Pedrinelli, p. 63.
  3. Citato in Pedrinelli, p. 64.
  4. Dal sit in di lettura "Le parole non si uccidono", LAB8 Democrazia in Rete; disponibile su YouTube.
  5. Da Delitto imperfetto.
  6. Da «Genova è la città di mare più bella d'Italia», mentelocale.it, 5 agosto 2009.
  7. Dall'intervista di Tano Gullo, La scelta di Dalla Chiesa: "Ricomincio da Palermo", palermo.repubblica.it, 26 marzo 2008.
  8. Citato in Concita De Gregorio, Il senatore Dalla Chiesa, Tony Renis e la mafia, repubblica.it, 6 febbraio 2004.

Bibliografia[modifica]

  • Nando dalla Chiesa, A teatro per la gente (pp. 63 – 64); in Andrea Pedrinelli (a cura di), Gaber, Giorgio, il Signor G. Raccontato da intellettuali, amici, artisti, Kowalski, Milano, 2008. ISBN 978-88-7496-754-4
  • Nando dalla Chiesa, Delitto imperfetto. Il generale, la mafia, la società italiana, Melampo, 2007. ISBN 9788889533208

Voci correlate[modifica]

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