Ranuccio Bianchi Bandinelli

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
Ranuccio Bianchi Bandinelli

Ranuccio Bianchi Bandinelli (1900 – 1975), archeologo, storico dell'arte e politico italiano.

Citazioni di Ranuccio Bianchi Bandinelli[modifica]

  • [Da una pagina del diario dell'ottobre 1937] Anche sotto il fascismo, in fondo, gli italiani sono il popolo piú libero di tutti, il piú spregiudicato [...] Perciò non vi è in Italia il pericolo che la gente ci creda e si esalti, come per il nazismo. Tutti "fanno" i fascisti, nessuno, quasi, lo è. E il fascismo potrà cadere da un giorno all'altro, svanire, nella sua apparenza esteriore, senza rumore.[1]
  • Fra le stranezze dell'indagine archeologica è particolarmente singolare il fatto che le rovine della Domus Aurea non siano state totalmente esplorate, rilevate, fotografate e studiate. Eppure qui noi potremmo, tra l'altro, rintracciare con certezza una delle poche personalità pittoriche menzionate dalle fonti letterarie, quel pittore Fabullus, che amava darsi importanza dipingendo in toga e del quale Plinio (Nat. hist., XXXV, 121) dice che la Domus Aurea fu il carcere della sua arte, che egli non ebbe quasi modo di esercitare in altro luogo. (da Roma. L'arte nel centro del potere. Dalle origini al II secolo d.C., Edizione speciale per il Corriere della Sera, RCS Quotidiani, Milano, 2005, pp. 154-155)
  • In un album di fotografie raccolte da un mio bisnonno, su due pagine vicine, avevo sempre veduto due fotografie: l'una, dell'Alinari di Firenze, di un prelato dall'aria severa, un po' testarda e paesana: e dietro ad essa era scritto il nome di Liverani. L'altra, di un fotografo di Parigi, mostrava un prelato di tutt'altra tempra: un'aria mondana e un sorriso tra ironico e compiaciuto ne affinavano i tratti aguzzi e, sia detto con rispetto, volpini. Dietro a questa fotografia il bisnonno aveva scritto questa epigrafe: «De Merode. Non trovando credito per le tue scelleraggini nel secolo, cuopristi la tua vergogna con la tonaca del prete, che più infame ti fece». Bisogna riconoscere che i liberali di allora non usavano mezzi termini, e che, a essere giusti, si meritavano quelle scomuniche che allora erano dirette a loro, e che poi hanno mutato indirizzo (o, per essere più esatti, che vengono sempre mandate allo stesso indirizzo, ma i liberali, a quell'indirizzo, non ci stanno più di casa.
    Recentemente, Vittorio Gorresio aveva appunto ricordato il De Merode ministro della guerra di Pio IX, in una sua briosa rievocazione su «Papalini e liberali dopo il '70» sulle pagine di un settimanale liberale. Ma non so per quale strana combinazione, volendo pubblicare una fotografia del De Merode, gli era accaduto invece di darne una di Monsignor Liverani. E non è da dire, come abbiamo visto, che un monsignore ne valga un altro. Sarebbe come se uno oggi scambiasse una fotografia del ministro Scelba con una dell'on. Pajetta.(da Monsignor Liverani, in L'Unità, 15 settembre 1949, p. 3)
  • [Riferendosi a quella greca] La prima civiltà che seppe sciogliersi dall'elemento magico. (da I luoghi dell'arte, vol. 1)

Citazioni su Ranuccio Bianchi Bandinelli[modifica]

  • Conosceva perfettamente il tedesco. Gli fu imposto di fare da guida al Führer. Ne ha sofferto. Non se lo è mai perdonato. Alla fine si iscrisse al partito comunista. Secondo me lo fece per punirsi delle sue origini aristocratiche. È stato un uomo diviso. C'è una lettera di Thomas Mann che parla di lui, della sua anima lacerata: il comunista e il borghese. (Andrea Carandini)

Note[modifica]

  1. Da Dal diario di un borghese, Editori Riuniti, Roma 1996, p. 59.

Altri progetti[modifica]