Anita Garibaldi

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Anita Garibaldi ritratta da Gaetano Gallino (Montevideo 1845)

Ana Maria de Jesus Ribeiro da Silva, meglio nota come Anita Garibaldi (1821 – 1849), rivoluzionaria brasiliana, moglie di Giuseppe Garibaldi.

Citazioni su Anita Garibaldi[modifica]

  • Affettuosissima e con l'amore devoto di una schiava, pronta a qualsiasi sacrificio per l'uomo adorato, in ogni campo meno in quello dell'amore, Anita diventa selvaggia, allorché presa dall'incubo della gelosia. Ella non tollerava rivali e quando sospettava di averne una, si presentava al marito con due pistole in mano, una da scaricare contro di lui, l'altra contro la rivale. (Jessie White)
  • Essa non era il guerriero personaggio che l'agiografia risorgimentale ha dipinto. Era soltanto una donna coraggiosissima accanto al suo uomo, e capace di seguirlo in tutti i rischi e repentagli, ma sempre impaurita di perderlo. Nelle battaglie, salutava alzando la mano le granate che la sfioravano, ma se non vedeva più il suo José perdeva la testa. (Indro Montanelli e Marco Nozza)
  • Il premio "la donna ideale" è stato conferito quest'anno ad Anita Garibaldi che, come risulta dal monumento al Gianicolo, va a cavallo, allatta il bambino e spara. Tutto contemporaneamente. (Marcello Marchesi)
  • Non capì mai gl'ideali del suo José, ma li condivise sempre sino in fondo, fino a morirne, ritenendoli sacrosanti solo perché lui li considerava tali. Era gelosa, e il suo carattere ridiventava protervo quando José si distraeva dai doveri coniugali. Ma subito dopo tornava ad addolcirsi. Non ebbe mai ambizioni né intellettuali né mondane. Accettò la propria ignoranza come una condizione irreversibile, e anche quando José diventò un personaggio importante e famoso, rimase una donna modesta, senza pretese, neanche materiali, contenta di vivere nell'ombra di lui. (Indro Montanelli e Marco Nozza)

Giovanni Russo (giornalista)[modifica]

  • [Combattendo a fianco di Garibaldi per l'indipendenza del Rio Grande] Dà prove di resistenza incredibili alla fatica, alla sete, alla fame, nutrendosi di sole bacche e radici per giorni, senza un lamento, spronando i compagni di lotta ad andare avanti, a combattere, stanando gli imboscati e i vigliacchi a suon di fucilate. Quando, fatta prigioniera, le dicono che José[1] è morto, riesce a fuggire ma, anziché porsi subito in salvo, vaga per una notte intera aggirandosi sul campo di battaglia fra i cadaveri, alla ricerca del compagno amatissimo.
  • Il suo ruolo di compagna di Garibaldi nelle battaglie ha fatto sì che fosse considerata come la Madonna laica del nostro Risorgimento e l'ha fatta assurgere a simbolo del coraggio femminile, un simbolo che nessuna donna italiana è riuscita ad eguagliare.
  • Quando il 2 luglio 1848 Roma cade in mani francesi e ha inizio la lunga fuga attraverso l'Italia, Anita è ormai rosa dalla malaria e appesantita dalla gravidanza e il 4 agosto 1848 muore nella palude di Comacchio. Anche qui la realtà si confronta con il mito. La donna impavida e orgogliosa è diventata per i fuggiaschi un peso. Fu abbandonata morente in un casolare? Si insinuò persino che coloro che avrebbero dovuto proteggerla invece l'assassinarono. Il mito racconta che morì invece tra le braccia di Garibaldi. La sua morte è avvolta in un'ombra che circondò per dieci anni anche i suoi resti mortali finché la pietà di un sacerdote, un povero parroco, don Francesco Buzzacchi, non intervenne a ricomporli e a dargli un funerale religioso.

Note[modifica]

  1. Giuseppe Garibaldi.

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