Antonio Debenedetti

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Antonio Debenedetti, 2010

Antonio Debenedetti (1937 – 2021), giornalista, critico letterario, scrittore e poeta italiano.

Citazioni di Antonio Debenedetti[modifica]

  • C'era, in Spillane, una moralità spavalda, rudimentale, che aveva le sue radici nell'animo dei vecchi pionieri e uomini della frontiera.[1]
  • Creatore del conte Dracula, prototipo di quel vampiro prestatosi a innumerevoli reincarnazioni letterarie e cinematografiche tanto da apparire persino in versione transessuale, Bram Stoker era romanticamente attratto dai travestimenti criminali e dall'arte del raggiro.[2]
  • [...] l'autore, Cornell Woolrich (1903 – 1968), era un timidissimo mammone. Dalle sue pagine sono nati però film come La finestra sul cortile di Hitchcock e La mia droga si chiama Julie. Truffaut, che adorava quel romanzo [Questa notte, da qualche parte a New York], per comprarne i diritti giunse a farsi prestare i soldi da Jeanne Moreau.[3]
  • L'isola di Arturo ha ormai cinquantatré anni e nemmeno una ruga: il tempo, quello che invecchia i libri alla moda, sembra non aver sfiorato questo romanzo nutrito di fantasie, sogni e misteri tali da far pensare a un racconto avventuroso d'altra epoca.[4]
  • [Su Il padiglione sulle dune] [...] mentre questo racconto gli sgorgava dalla penna, molti ambiziosi progetti e fantasie non ancora sedimentate dovevano far ressa nella mente dello Stevenson. Non inseguiva il disegno di una trama ordinata o, almeno, perfettamente definita: le sue inesplicite contraddizioni si riflettono sopra tutta una vicenda che giustappone temi diversi, sottili intarsi psicologici e spunti tipici della narrativa d'azione. Questi, bisogna aggiungere, fanno centro attorno alla sentita figura del protagonista, che finisce così col portare il peso di tutta la storia.[5]
  • Nessuno meglio di Katherine seppe fare racconto dei più segreti soprassalti del cuore dei suoi personaggi.[6]
  • Quando Cesare Pavese vinse [il Premio Strega] nel 1950 con La bella estate, raccontarono che era già molto depresso. Si sarebbe ucciso pochi mesi dopo. Ma la cosa che poi si seppe è che scrisse alla Bellonci perché Giulio Einaudi, il suo editore, aveva trattenuto il premio che allora era di cinquecentomila lire.[7]
  • Sapegno era uno di quei maestri che polverizzavano l'allievo, lo facevano vergognare delle sue lacune con la forza d'una gentilezza nemica però delle scorciatoie dell'indulgenza, con il distacco d'un sorriso che non ammetteva confidenze fuori luogo.[8]
  • Se Spillane è feroce, se King è un manierista del terrore, Woolrich sa essere ineguagliabilmente violento e tenero.[3]
  • Strano a dirsi questo autore [Jack London], che amava Nietzsche e andava a braccetto col socialismo, sembra sia piaciuto a Hitler, Stalin e Roosevelt![9]

Note[modifica]

  1. Da Il detective deluso è andato in pesnione, Corriere della Sera, 21 agosto 2009.
  2. Da I criminali di Bram Stoker, Corriere della Sera, 2 novembre 2009.
  3. a b Da Il noir tenero e spietato, Corriere della Sera, 30 maggio 2009.
  4. Da La Procida di Elsa Morante non invecchia, Corriere della Sera, 7 febbraio 2010.
  5. Da Stevenson tenebroso, La Stampa, 3 agosto 1973, p. 15.
  6. Da La passione distruttiva della Mansfield, Corriere della Sera, 16 dicembre 2009.
  7. Da dialogo con Antonio Gnoli e Raffaele La Capria, Chiamateci i nemici della domenica, la Repubblica, 30 giugno 2019, pp. 38-39.
  8. Da Sapegno, l'aristocratico delle lettere che scelse il Pci, Corriere della Sera, 11 gennaio 2001.
  9. Da Quella peste di Jack London, Corriere della Sera, 12 ottobre 2009.

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