Correggio

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Correggio, autoritratto, 1510

Antonio Allegri detto il Correggio (1489 – 1534), pittore italiano.

Citazioni di Correggio[modifica]

  • Anch'io sono pittore.[1]

Citazioni su Correggio[modifica]

  • Correggio malgrado qualche scorrezioncella possedeva tal varietà, eleganza, e Grazia, che fa dimenticar quel difetto; e con questi pregj ha prodotto un Gusto particolare di Disegno, che sarebbe il più nobile, e il più bello, se non peccasse un poco d'uniforme. (Anton Raphael Mengs)
  • Egli è fuor d'ogni dubbio, che tra' Pittori più insigni, che la nostra Italia illustrarono, dopo l'impareggiabil Rafaello non conosciam per secondo, che l'esimio Antonio de Allegris soprannomato il Da Correggio. (Carlo Giuseppe Ratti)
  • Il genio del Correggio ha saputo interpretare i miti della Grecia con tutta la libertà del suo eccelso intelletto. Da questo lato Antonio Allegri è il solo fra i maestri italiani che abbia saputo risuscitare in tutta la loro bellezza le poetiche leggende e le più vaghe immagini dell'antichità greca. Ei le fa risplendere di tutta la luce che informava il suo spirito, e le rianima al soffio di una ricca e sorridente natura, quale era quella dei poeti che le aveano create. (Margarita Miniati)
  • Oggi Vedremo un quadro del Correggio che è in vendita: non è perfettamente conservato, ma tuttavia reca in modo indelebile il marchio felice della grazia. Rappresenta una Madonna con Bambino[2], nell'istante in cui il bambino esita fra il seno materno e alcune pere che un angioletto gli porge: un Cristo svezzato, insomma. L'idea mi sembra piena di tenerezza, la composizione mossa, naturale e indovinata, l'esecuzione affascinante. Fa subito pensare allo Sposalizio di santa Caterina[3], e non ho dubbi che sia di mano del Correggio. (Wolfgang Goethe, Viaggio in Italia)
  • Senza l'appoggio delle autentiche prove addotte finora difficilmente potrebbe taluno farsi a credere, che il Da Correggio uom fosse da povertà stretto, sol che si faccia a riflettere su i di lui dipinti, ne' quali si scorge un animo veramente splendido, ed una nobil signoria ne' colori, e nelle tinte adoprate senza alcun risparmio di finezza, e di profusione, come sovente si pratica da' Pittori o poveri, o troppo avidi di guadagnare. Le sue Opere sono per la maggior parte dipinte su tavole di noce ben levigate, ed unite con accuratissimi incastri, ad oggetto che abbiano tutta la durevolezza possibile; altre condotte su tele finissime, o su rami[4] con tutta la maggiore diligenza preparati, e taluna ve n'ha ancora su lamina d'argento. Nessun altro pittore vi fu mai più di lui in questo preciso, né adoprò in maggior copia l'azzurro di lapislazzoli, avendolo con gran profusione impiegato nelle arie, nei panni, e ne' campi ancora de' suoi dipinti[5]. (Carlo Giuseppe Ratti)

Note[modifica]

  1. Citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921, p. 244.
  2. Di cui non si hanno notizie certe.
  3. Questo quadro è attualmente esposto alla Pinacoteca di Capodimonte
  4. Su lamine di rame.
  5. Per intelligenza maggiore di chi legge si avvisa che questo colore vale fino a 40 e 50 scudi l'oncia. [N.d.A.]

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Opere[modifica]