Gabriele Salvatores

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Gabriele Salvatores (1995)

Miglior film straniero (1992)

Mediterraneo

Gabriele Salvatores (1950 – vivente), attore, regista e sceneggiatore italiano.

Citazioni di Gabriele Salvatores[modifica]

  • Arrivai [alla facoltà di Giurisprudenza della Statale di Milano] nel Sessantotto, a 18 anni, incontrai quello che è stato per tanti di noi un fratello maggiore: Mario Capanna, allora capo indiscusso del Movimento studentesco. Era più grande, aveva un modo di fare protettivo e rassicurante. Mio padre aveva perso la sua sfida: avevo i capelli così lunghi e mi vestivo così strano che lui, se dovevamo uscire insieme, sceglieva di camminare sul marciapiede opposto, non ce la faceva a starmi vicino. La musica di Jimi Hendrix, vera reincarnazione di Mozart, Frank Zappa e i film di allora, dal Laureato a Il pane e le rose, insieme all’immensa energia umana che ti trasmetteva il movimento, mi portarono verso la politica rivoluzionaria, verso un estremismo anche esistenziale. È stato un passaggio breve, ma forte: per un soffio, tanti di noi, mi metto io per primo, non sono finiti nella lotta armata, nel terrorismo o nell’eroina.È un caso, un destino, un rimescolamento di carte: il confine era sottilissimo. Forse, mi hanno salvato proprio il rock, la chitarra elettrica, gli spettacolini che organizzavamo fra noi.[1]
  • La cosa che più mi colpisce è il continuo confronto forte che in altri posti faccio fatica a trovare, tra l'antico, la tradizione, ed il nuovo che si esprime anche a livello tecnologico. Per dirla con un'immagine sola, la vicinanza tra i computer e le reti dei pescatori. Ciò che trovo stimolante a Napoli è che mentre altre città hanno sacrificato completamente le proprie radici all'innovazione tecnologica, qui ancora si trova un incontro tra le radici profonde della cultura ed una visibile voglia di innovazione. Tanto che sarebbe uno scenario adatto ad un film di fantascienza.[2]
  • Non bisognerebbe mai tornare nei posti dove si è stati bene. Confesso, mi fa paura perché, a differenza che nel cinema, nella vita non esiste il replay.[3][4]
  • [Sulla Basilicata.] Prendere l'autostrada Napoli-Bari, uscire a Candela e puntare verso Sud. E s'incontreranno colline di grano a perdita d'occhio. È il luogo dell'anima. Il profondo sud d'Italia, la Magna Grecia, un'Italia spesso dimenticata, dove ancora resistono le suggestioni del mondo poetico-contadino.[5]

Salvatores: io sul set con Zamorano

Intervista di Gabriella Mancini, La Gazzetta dello Sport, 19 aprile 1998

  • Era il 1956 [...] ero appena arrivato a Milano con i miei genitori e nella mia classe erano tutti interisti e milanisti. Impossibile tifare per il Napoli in quella classe lì, rischiavi le botte; così arrivai al bivio: scelsi l'Inter perché aveva un po' d'azzurro come il mio Napoli.
  • [«Se potesse far recitare un calciatore [...], chi sceglierebbe?»] Una faccia intensa... Iván Zamorano. Ha una grinta che puo' adattarsi ai miei film. Una faccia india che trasmette energia e sofferenza.
  • [«L'Inter al cinema: quale titolo avrebbe?»] Brivido caldo. L'Inter è una contraddizione che non ti fa stare mai tranquillo, un thriller con suspense infinita. È come entrare in un ottovolante che non sai quando si ferma. Emozionante.

Citazioni su Gabriele Salvatores[modifica]

  • Io amo quest’uomo, a mio avviso è uno dei più importanti e talentuosi registi italiani che hanno fatto la storia del cinema italiano. (Nicolai Lilin)

Note[modifica]

  1. Dall'intervista di Barbara Palombelli, Salvatores, da Lotta Continua all'Oscar, corriere.it, 30 aprile 2005.
  2. Citato in Enzo Marzano e Antonella Ciancio (a cura di), Napoli. Voci per una città, Adriano Gallina Editore, Napoli, stampa 1994, p. 93.
  3. Dall'intervista di Cesare Martinetti, Salvatores, una vacanza da copione, La Stampa, 20 luglio 1992, p. 15.
  4. La citazione è simile alla risposta che Eugen Dollmann diede a Enzo Biagi quando gli chiese "perché non torna più in Italia?", "non bisogna mai tornare dove si è stati felici" ( Cfr. Un giorno ancora). Altrove, lo stesso Biagi l'attribuisce a Walter Reder (La condanna del ricordo, Corriere della sera, 8 luglio 2002).
  5. Citato in Basilicata in scena, APT Basilicata.

Filmografia[modifica]

Regia[modifica]

Sceneggiatura[modifica]

Altri progetti[modifica]