Gilberto Corbellini

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Corbellini nel 2020

Gilberto Corbellini (1958 – vivente), epistemologo italiano.

Citazioni di Gilberto Corbellini[modifica]

  • SARS-CoV-2 è un virus con delle caratteristiche molto particolari, 100 anni fa non si sarebbe diffuso come ha fatto oggi, sarebbe stato bloccato da altre malattie come sindromi influenzali molto specifiche e, al tempo dei nostri antenati cacciatori e raccoglitori, non sarebbe riuscito a fare un salto di specie per lui vantaggioso, come è riuscito a fare nei nostri giorni.[1]
  • Le epidemie del passato sono durate uno, due, quattro o più anni e hanno ucciso decine di migliaia di persone. Per il vaiolo, complessivamente, saranno morti un miliardo di esseri umani e per lungo tempo non c’è stato nulla, letteralmente nulla che si potesse fare. Anche oggi ci sentiamo con l’acqua alla gola ma dobbiamo ricordarci che la medicina non può tutto.[1]

Da I populisti? Sono analfabeti funzionali

Ilriformista.it, 17 dicembre 2019

  • Decine di studi sui profili di coloro che hanno votato Trump e Brexit, mostrano che il livello di istruzione è il principale parametro predittivo del voto populista. Ma se si dice che il populismo italiano è la conseguenza del grave tasso nazionale dell’analfabetismo funzionale si viene messi alla gogna. Ci saranno sicuramente persone molto istruite che si riconoscono nel populismo e persone poco istruire che lo rifuggono, ma la statistica dice che le persone con bassi livelli di istruzione è più probabile che votino dal lato populista.
  • L’ascesa del populismo forse non si spiega ovviamente solo o direttamente con bassi livelli di istruzione. C’entrano anche i social media, internet, il fallimento politico della sinistra, la crisi finanziaria, etc. Ma gli effetti di questi fattori cambiano a seconda della base culturale e psicologica delle persone su cui agiscono. È possibile che la correlazione con la scarsa istruzione sia in realtà una spia di altri fattori. Per esempio, l’apertura mentale delle persone, misurata da test che rilevano specifici tratti della personalità (Big Five) come la disposizione o meno a socializzare, a essere creativi, emozionalmente stabili, interessati alla complessità, etc. Esistono studi sul profilo di personalità di chi ha un orientamento populista, e tutti portano al risultato che è caratterizzato da chiusura mentale e tende a essere convenzionale e tradizionalista.
  • Sembra che esista una significativa correlazione tra apertura mentale e prosecuzione degli studi superiori, nonché per orientamenti meno populisti. Ergo, può darsi che coloro che decidono di andare all’università abbiano meno probabilità di avere opinioni populiste, anche prima di ricevere istruzione extra, e i livelli di istruzione potrebbero indicare una apertura preesistente, e livelli di istruzione bassi possono semplicemente segnalare una mentalità più tradizionale o "chiusa".

Da ll nobel Montagnier si consegna al complottismo e all'omeopatia

Ildubbio.news, 20 aprile 2020

  • Secondo il premio Nobel Luc Montagnier il virus che causa il Covid- 19 sarebbe sfuggito da un laboratorio di Wuhan. E se lo dice Montagnier, un premio Nobel, allora per la stampa qualcosa di vero ci deve essere. No, semmai è vero il contrario, nel senso che se lo dice anche Montagnier, allora deve essere proprio una balla. Da almeno un paio di decenni il mondo scientifico-accademico si interroga su cosa sia accaduto al capo del laboratorio di virologia del Pasteur, dove fu scoperto negli anni Ottanta il virus che causa l’Aids. La scoperta fu fatta da una intelligente scienziata, Francoise Barré-Sinoussì, ma, in quanto suo boss, Montagnier la gestì politicamente e si guadagnò una fama e un Nobel.
  • Luc Montaigner è un caso esemplare di quella che il chimico e premio Nobel Irving Langmuir definiva nel 1953 "scienza malata". La scienza malata è un processo psicologico disfunzionale in cui uno scienziato, che per un periodo ha praticato il metodo scientifico guadagnandosi vasti riconoscimenti, più o meno inconsciamente si allontana da quel metodo e inizia un percorso di interpretazione dei fatti per cui le sue aspettative o i suoi pregiudizi prevalgono e piegano i dati ai suoi desideri.
  • Negli anni ha difeso presunti fenomeni elettromagnetici nel DNA, l’efficacia dell’omeopatia o di vari prodotti inutili, con aziende che lo pagano per pubblicizzarli. È arrivato ad avallare la delinquenziale tesi che i vaccini causerebbero l’autismo. Ora si presta a rilanciare la credenza ridicola e a usare dei comici argomenti per cui il virus che causa il Covid-19 sarebbe sfuggito da un laboratorio di Wuhan, dove lo avrebbero ingegnerizzato inserendo sequenze di HIV. La tesi è basata su un preprint di autori indiani, prontamente ritirato perché la comunità scientifica ne ha evidenziato le falle, e su una pubblicazione priva di basi scientifiche comparsa su una rivista cosiddetta predatoria, cioè che pubblica qualsiasi porcata a pagamento, la cui sede è in una strada nei pressi dell’aeroporto di Indore (India).
  • Le persone e le comunità elaborano teorie cospirative, le quali ipotizzano di regola delle conoscenze che ci sono state tenute nascoste da agenzie legate al potere o con interessi, per compensare la mancanza di informazioni e avere la sensazione di sapere che cosa è davvero accaduto o sta accadendo. Quindi lo fanno per dare un senso alla situazione e sentirsi in una condizione migliore di altri, in quanto si è in possesso di un sapere tenuto nascosto. Le teorie del complotto servono anche a creare aggregazione, dunque a combattere la solitudine, per cui chi ci crede si coalizza contro chi accetta la versione regolare (noi contro loro). Il complottismo è un ritorno al tribalismo.

Da Come finisce una pandemia?

Intervista di Linda Varlese, Huffingtonpost.it, 20 maggio 2020

  • La spagnola spaventò perché uccideva i giovani-adulti, il virus scatenava tempeste citochiniche in persone con sistema immunitario robusto. E vedere persone di 25-30 morire era uno shock sociale spaventoso. Come se vedessimo oggi morire ragazzini di 18 anni.
  • L’unico esempio che si può fare con le epidemie del passato è con la spagnola: nessuno sa perché si è spenta la spagnola, la ragione più probabile è che sia venuto fuori un ceppo virale meno virulento che prevalse su altri ceppi virali e che portò allo spegnimento di questa influenza da H1N1.
  • Di sicuro non ci sono prove che il virus sia cambiato al punto da far ritenere che abbia perso virulenza. Può darsi che accada. Ma al momento non ci son prove. Ci possiamo aspettare che piano piano la pandemia si spenga o mantenga focolai minori in Paesi con condizioni favorevoli al virus, temo per l’Africa o il Sud America. Possiamo sperare, poi, che attraverso la ricerca farmacologica e del vaccino venga fuori qualcosa che ci faccia vincere definitivamente. Ma se mi chiede cosa accadrà non lo so: potrebbe spegnersi come tornare con scenari peggiori.
  • Noi in Italia ci siamo fatti dettare l’agenda dal virus e dalle condizioni del sistema sanitario, mettendo in atto misure di 100 anni fa. Come in tutte le epidemie e delle pandemie dove non si hanno metodi medici efficaci, farmaci e vaccini a disposizione, l’unico sistema da usare è quello storico, arcaico, indice di ignoranza che si chiama "quarantena". È la cosa più facile di questo mondo: prendi le persone, le chiudi dentro casa, ne impedisce i contatti e fermi l’epidemia. Ma cosa succede all’economia? Cosa succede quando escono e il virus continua a circolare? Cosa succede nella percezione di chi deve governare e fare in modo che le attività economiche vadano a sostenere il Pil? Cosa succede nella percezione delle persone che non si possono muovere liberamente?
  • Quella svedese è stata una gestione razionale e non impulsiva, come quella italiana. Le prove che avevano a disposizione dicevano che era molto più saggio andare in quella direzione, rischiando di pagare con un certo numero morti, che sono stati più di quelli che si aspettavano e lo hanno riconosciuto. Sono anche intellettualmente più onesti dei nostri politici ed esperti. Hanno valutato che i danni sarebbero stati maggiori a trovarsi nella condizione di avere un lockdown dopo l’altro e strozzarsi davanti a un virus che peraltro ancora non si capisce quale letalità abbia davvero.
  • Le politiche adottate sono state diverse nei diversi Paesi. Qualcuno l’ha voluto ignorare come Bolsonaro, in altri si è adottata la strategia della convivenza come gli svedesi, la Germania ne ha usate altre, l’Italia altre ancora, Cina e Singapore altre ancora. Vedremo come nei prossimi mesi le diverse risposte sociali daranno vita a dinamiche diverse non solo per quanto riguarda la ripresa economica, ma anche l’orientamento politico nei diversi paesi.

Da Viaggio nell’influenza spagnola: è uguale al coronavirus?

Intervista di di Tommaso Caldarelli, Sanitainformazione.it, 6 luglio 2020

  • Covid-19 è causata da un coronavirus, un “animale” completamente diverso dai virus che causano l’influenza, come H1N1 che fu responsabile della spagnola. Quell’epidemia fece tanto male perché a un certo punto il virus si ricombinò con quello di un’influenza degli uccelli. Accadde qualcosa di imprevisto che si attuò per le condizioni create dalla prima guerra mondiale: possiamo dirlo con questa certezza perché noi oggi della spagnola sappiamo molto, moltissimo. Forse più di quanto non sappiamo di Sars-CoV-2.
  • A partire da metà anni Venti circa, però, la spagnola è stata misteriosamente dimenticata dagli storici. Una dinamica aiutata probabilmente dall’ascesa dei totalitarismi che preferirono concentrarsi sui morti di guerra. Eppure è la malattia che ha causato più morti nella storia insieme alla peste nera, considerando che il pianeta era abitato da 1,8 miliardi di individui: fatevi da voi i conti.
  • Confesso che rimango molto stupito, come professore universitario, per il fatto che dei colleghi specialisti esprimano opinioni personali non controllate, invece di ragionare e parlare ai cittadini, che gli pagano lo stipendio, sulla base fatti e teorie scientifiche. Questo sta accadendo solo in Italia, perché negli altri Paesi gli esperti sono molto più misurati e stanno attenti a non ingenerare confusione o diffondere disinformazione.

Da Le difese cognitive contro la pseudoscienza di Covid-19

Sulla disinformazione sul SARS-CoV-2, Scienzainrete.it, 25 luglio 2020

  • La pandemia di Covid-19 rappresenta sotto diversi punti di vista una sorta di esperimento naturale. Si tratta di una crisi sanitaria che colpisce tutti i paesi e le comunità e che viene gestita dai governi e dalle persone sulla base di visioni culturali e forme di organizzazione politico-istituzionali diverse, grosso modo identica per cause ed effetti immediati, per cui si possono studiare empiricamente dinamiche sociali, politiche, psicologiche ed economiche indotte dalla situazione inattesa e anomala, che sarebbe impossibile creare artificialmente.
  • Si è visto che nel caso di Covid-19 non si manifesta la disgiunzione tra ruolo dell'ideologia e sofisticazione cognitiva, come avviene per il riscaldamento globale. Il riscaldamento globale è una delle poche questioni scientifiche dove quello che uno pensa è prevedibile più sulla base della sua ideologia politica (negli Stati Uniti) che del suo livello di sofisticazione cognitiva. Si tratta anche dell’unico tema in cui la sofisticazione cognitiva è effettivamente e costantemente associata a una maggiore polarizzazione politica, cioè più le persone capiscono di scienza più radicalmente si schierano colorando la loro posizione in termini politico-ideologici. Le percezioni sbagliate su Covid-19 sono più strettamente collegate al grado di capacità cognitive, cioè alla mancanza di sofisticazione scientifica, come nel caso della falsa convinzione che i vaccini causino l'autismo o che gli alimenti geneticamente modificati siano dannosi per la salute (ma forse questo non vale in Europa).
  • La disinformazione è una minaccia per la salute in generale, e nel caso della pandemia lo è ancora di più. Le persone disinformate possono non praticare il distanziamento fisico e assumere sostanza tossiche perché consigliate male. Tuttavia, correggere efficacemente la disinformazione dopo che le persone vi hanno creduto non è così intuitivo. Studi che risalgono anche a una ventina di anni fa dimostrano che la disinformazione continua a influenzare le persone, anche dopo che è stata ritrattata da parte di chi l’ha messa in circolazione. Qualche risultato utile si ottiene se le persone vengono avvisate che devono controllare quello che viene loro raccontato, confrontandolo con i fatti.

Da Vaccini, dal vaiolo al Covid: tra diffidenza e scetticismo, le grandi conquiste dell’immunizzazione

Intervista di Chiara Stella Scarano, Sanitainformazione.it, 8 febbraio 2021

  • Della pratica della variolizzazione risalgono notizie intorno all’anno Mille in Cina. Qui, o chissà dove anche prima, ci si era resi conto che l’infezione denominata Alatrim, derivante dalla Variola minor, aveva una letalità molto minore rispetto al vaiolo umano, circa l’1% contro il 30%. Da questa osservazione, usando un’intuizione basata probabilmente sul pensiero magico, nasceva la convinzione che la forma lieve proteggesse dalla forma grave, e questo diede inizio alla variolizzazione come pratica, inducendo la malattia Alatrim nei soggetti affinché non contraessero il vaiolo umano.
  • Il grande problema oggi è la burocrazia, innanzitutto e la spersonalizzazione del rapporto medico-paziente. Nelle campagne vaccinali del Dopoguerra, come quella contro la poliomielite o contro il colera a Napoli negli anni Settanta, si era nel pieno del welfare state, cullati da un’idea grandiosa di stato assistenziale soprattutto sul piano sanitario. Oggi poi c’è una percezione del rischio completamente distorta: noi tendiamo psicologicamente a sottostimare rischi probabili e a sovrastimare rischi poco probabili
  • Sul Covid quello che è mancato, e che sta mancando, è una comunicazione efficace, non giudicante, che non minacci, che non abbia toni paternalistici, ma che riesca a spiegare e a far leva sul fattore fiducia e competenza. [...] Non capisco perché non abbiano pensato a Piero Angela.

Da Gilberto Corbellini: "Piano con l'obbligo vaccinale, la libertà è un tema delicato"

Intervista di Linda Varlese, Huffingtonpost.it, 15 luglio 2021

  • Quello che è necessario comprendere in prima battuta è che la Francia ha un problema drammatico: oltre il 30% delle persone dichiara di non volersi vaccinare; e il 15-20% si dice esitante. Macron è terrorizzato: per questo, forse, ha deciso di estendere l’obbligo di green pass, perché ha capito che rischia di non tagliare neanche il traguardo 50% delle vaccinazioni.
  • Noi in Italia non abbiamo il 30% di persone che dichiarano di non volersi vaccinare come in Francia, ma meno del 10%. E un 20% fluttuante di esitanti. Vede, la distorsione sta nel fatto che si guarda quel che succede in Israele, quel che succede in Svezia, quello che succede in Danimarca e poi si vuole applicarlo anche in Italia. Bisognerebbe studiare la situazione italiana e vedere se è pertinente una scelta come quella di Macron.
  • Le ragioni di un antivaccinista sono molteplici: hanno matrice filosofico-religiosa, di percezione del rischio e anche ideologica, quindi contro le ingerenze dello Stato sulle scelte individuali. Dopo il caso Wakefield il fenomeno no vax è stato studiato e maneggiato da molti, portandolo ad assumere un rilievo sociale e culturale che senza questo clamore probabilmente non avrebbe. In altre parole se non si danno loro argomenti e pretesti per salire sulle barricate, se ne stanno buoni e magari qualcuno si vaccina pure.
  • Noi tendiamo a sottovalutare il fatto che fino agli anni ’50 circa anche nel mondo occidentale, così come oggi nell’Africa Subsahariana, i bambini si ammalavano e potevano morire di malattie infettive, che erano ancora le principali cause di morte. Dagli anni 60-70 le malattie infettive si sono progressivamente ritirate e grazie ai vaccini sono rare e non letali nel mondo occidentale. La paura che c’era ai primi del ’900 delle malattie infettive oggi non c’è più. Allora la percezione del rischio vaccino era contrastata dalla percezione del rischio vaiolo, morbillo, difterite, tubercolosi, polio, adesso no. Non si vedono quasi più bambini e persone che ti muoiono vicino per malattie infettive. Questa sparizione di uno stimolo ambientale che consentiva alle persone di accettare un rischio vaccino o l’ingerenza dello Stato, adesso si è quasi del tutto assottigliato. Dipendiamo da altri fattori se vogliamo che le persone partecipino alle campagne vaccinali: il primo è la fiducia nel funzionamento della democrazia e delle istituzioni. Cosa che in Italia rimane ai minimi.

Da Gilberto Corbellini: "La fortuna dei No Vax è la grancassa dei Pro Vax"

Intervista di Linda Varlese, Huffingtonpost.it, 1 settembre 2021

  • [Sul certificato COVID digitale dell'UE] Quelli che sono no green pass non sono necessariamente no vax, obiettano. Usando il trampolino del green pass, i no vax si sono infilati in questa discussione e pian piano hanno preso la scena con le loro farneticazioni.
  • Non si è fatto in Italia dall’inizio della pandemia uno straccio di comunicazione istituzionale e si è lasciato che tutto finisse nei talk show, nella personalizzazione degli scienziati, nella propaganda politica di quello che addirittura voleva fare la manifestazione pro vax.
  • Fin da quando si parla dei vaccini stiamo cercando i no vax. Da allora che ci stiamo domandando quanti sono, dove sono, chi sono; da allora ci preoccupiamo che non ci consentiranno di raggiungere l’immunità di gregge e di come faremo. Quando la soluzione sarebbe non parlarne!
  • Ci son scienziati che scrivono 20 tweet al giorno contro i no vax, insultandoli: è come gettare benzina sul fuoco!
  • La ragione per cui una persona è contro il vaccino è complessa. Ogni caso è a sé, anche se ci sono i provocatori di professione, ci sono tanti fattori che dobbiamo cercare di capire: hanno probabilmente tutta una serie di paure che non riescono a razionalizzare e quindi rispondono emotivamente. Quando sei preso da qualche paura anche se irrazionale o quando fai un investimento identitario con una gruppo, non riesci più a ragionare sui fatti.
  • Ai no vax piace molto usare la svastica come simbolo dello stato pro vax. Se tutto ruota intorno ai no vax, se si mette così tanta enfasi nel documentare le loro posizioni, anche la fiducia nella campagna di vaccinazione comincia a indebolirsi. Perché non è solo il virus che si trasmette, ma anche le idee: esiste ed è provato anche il “contagio delle idee”.
  • Il movimento no vax è una rivendicazione in forma paranoica e un po’ stupida del fatto che sul mio corpo nessuno può mettere le mani a cominciare dallo Stato - affermazione che non si discute ma se soffro i dolori dell’inferno allora lascio che un chirurgo mi operi. In questo caso siccome sto male va bene, ma se lo stesso medico si presenta per vaccinare mio figlio lo caccio a bastonate perché è mandato dallo Stato e perché a mio figlio che sta bene viene inoculato un intruglio che ha fatto ammalare altre persone.
  • Il movimento no vax attuale è in realtà un movimento che nasce su un’onda di carattere mediatico: comincia quando c’è la vaccinazione antipolio. Nel 1954 un famoso conduttore disse alla radio che in realtà le scimmie su cui erano stati sperimentati i vaccini erano in larga parte morte e quindi spaventò molte persone che ritirarono i figli dalla sperimentazione. Poi la cosa fu superata, ma la storia rinacque negli anni ’80 con il vaccino trivalente, difterite-tetano-pertosse e poi successivamente negli anni ’90 con il caso Wakefield e lì sono proprio i media che danno risalto alle storie, ai nomi: Robert Kennedy che fece un’intervista per una famosa rivista sollevò un polverone e ancora oggi è molto attivo contro le vaccinazioni. Insomma i no vax da sempre si nutrono del terreno mediatico e ne sfruttano le caratteristiche.
  • Avremmo dovuto elogiare i cittadini che si vaccinano: la psicologia ti insegna, anche quando educhi qualcuno, se fa bene qualcosa tu lo premi. Perciò dovevamo dirci che stavamo andando bene e di continuare su questo passo, perché è la verità.

Note[modifica]

  1. a b Citato in Covid-19, Corbellini: «Virus inedito, medicina non può tutto», intervista di di Tommaso Caldarelli, Sanitainformazione.it, 6 ottobre 2020.

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