Juke-box

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Juke-box Seeburg Modello 100 C, 1952

Citazioni sul juke-box.

  • Attenti ai juke-box. Nascondono un tesoro. O un tesoretto. O, semplicemente, qualcosa che si avvicina all'"estasi artificiale". Questi scatoloni musicali hanno rovesciato, infatti, quella celebre massima che recita così: "La forma segue la funzione". Mettetela sottosopra e avrete il segreto del loro successo. La funzione di metter in moto dischi è completamente succube alla forma. Il design di un AMI, di un Rock-Ola, di un Wurlitzer – che una volta era classificato come il massimo del cattivo gusto, ripugnante Kitsch da McDonald – oggi, per effetto della civiltà post-moderna, corre sovente il rischio di diventare sinonimo di perfezione artistica. Sono oggetti "cordiali", d'uso quotidiano, che non mettono a disagio. Anzi stimolano la fantasia ludica del marmocchio che è in noi. Ecco un giocattolone che sembra aiutare l'uomo ad ancorarsi alla propria qualità di essere dilettante – nel senso che si diletta. Da qui la forte attrazione che l'"antiquariato precoce" ruotante attorno al juke-box esercita sull'immaginario di un numero crescente di persone. (Roberto D'Agostino)
  • Crema dorata della golden age, queste scintillanti scatole sonore hanno nomi memorabili come Wurlitzer, Mills, Ami, Seeburg, Packard, Rock-Ola. Sì, ecco, queste dream-boxes pretendo mi faccian pensare (se pensare devo) a questa tensione al possibile, a ciò che è vasto, esteso, realizzabile, avventuroso oggi e sempre. Non mi riportano indietro a nessun titolo, non mi fanno sognare quello che non ho vissuto, non mi ipnotizzano né mi conducono in un critico paradiso dei balocchi. Piuttosto mi danno una grande lezione di ottimismo, un'enorme, inarrestabile pulsione verso il sogno realizzabile, non quindi verso un sogno nudo né verso un pragmatismo bruto. Sogno realizzabile, dunque, l'essenza della vita. (Ugo Nespolo)
  • Il "mistero juke box" continua. Quale mistero? Ma diamine, quello di tutti noi, generazione "ragazzi del juke box" che, anche a distanza di trent'anni, ricchi di impianti hi-fi, piastre speciali, dischi compact, dischi laser, cassette "dat", telecomandi "chefannotuttocompresoservirtiuncaffèpiùomenocaricioasecondadelvolumedelsuonoedelbranoorchestratochestaiascoltando", e di ogni altro ritrovato "della scienza e della tecnica" (come si diceva una volta), ricchi appunto di tutto questo ancora non sappiamo spiegarci perché nel "juke box" la musica è semplicemente "più bella". Eppure è "più bella". Ho sempre pensato, per la verità, da "bastian contrario", quale mi picco di essere, che non è "anche l'occhio vuole la sua parte" come dicono superficialmente tutti, ma è "anche l'orecchio". L'occhio, infatti, non può "anche" volere la sua parte, semplicemente perché nel juke box la fa da padrone. Provate a non rimanere abbagliati e affascinati (e questo anche se collezionate raffinate consolles Luigi Quindici o mobili del Settecento veneziano) dalla "rutilanza" (sostantivo di "rutilante") dei colori spesso semoventi e altrettanto spesso cangianti delle plastichine, plastichette, plasticherie con cui è confezionato un juke box degli anni Quaranta. Provate a non rimanere incantati dalla "stellatività" (sostantivo di "stellato") di un juke box anni Cinquanta, o dalla meravigliosa "cromaturità" (sostantivo di "cromato", più efficace del pedestre "cromatura") di un juke box anni Sessanta. Provateci. (Renzo Arbore)
  • Nella saletta del bar, il juke-box se ne stava silenzioso in un angolo, solo e maledetto. "Faceva tappezzeria", come si diceva nei favolosi anni '60. Con il flipper invece ci si poteva accoppiare quasi sessualmente, un succedaneo per lenire pulsioni adolescenziali. Il flipper era più generoso. Nella sempiterna lotta con il tilt, l'uomo era "faber fortunae suae": si vincevano palline e consumazioni. Intorno al calciobalilla, poi, si accendevano vere e proprie orge. Per dividere le spese si arrivava a giocare anche in otto, uno per manopola. Per recuperare le palline si mettavano i fazzoletti nelle buche delle porte o si bloccava la gettoniera con la stecco del mottarello. Il juke-box no, era intaroccabile, spietato e rigoroso: una selezione L. 50, tre selezioni L. 100. E chi mette i soldi "sente" come tutti quelli che ascoltano a sbafo. Per questo il juke-box in Liguria non ha mai avuto molto successo. Funzionava solo d'estate grazie a qualche megalomane torinese o milanese. Allora la saletta improvvisamente si popolava, ondate migratorie di portoghesi giungevano anche dall'entroterra, pronte a sciamare per il contro-esodo non appena intuivano che stava sfumando l'ultima selezione. (Antonio Ricci)

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