Larry Stefanki

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Larry Stefanki

Larry Stefanki (1957 – vivente), allenatore di tennis ed ex-tennista statunitense.

Citazioni di Larry Stefanki[modifica]

  • [Sui motivi dell'interruzione del suo lavoro di coach con Evgenij Kafel'nikov] Ad essere onesti non penso che la passione per questo gioco sia ancora nel suo cuore. Era arrivato ad un punto in cui niente di quel che dicevo o facevo faceva alcuna differenza. Lui non era disposto a modificare il suo gioco per continuare a migliorare, come i migliori atleti fanno. Non voleva smettere, ma abbiamo parlato per molto tempo, e gli ho detto che se devo stare lontano da casa per un mese, preferisco lavorare con qualcuno ambizioso, qualcuno che voglia raggiungere la vetta.[1]
  • Bisogna trovare un modo affinché il giocatore condivida il tuo stesso punto di vista, non importa quanto tempo ci voglia. E quando ciò avviene, non ho mai detto, "Questo è quello che ti sto dicendo da due anni e mezzo!" Io dico: "Oh, davvero? Hai intenzione di provarci?"[1]
  • I miei fratelli andavano al Foothill così io conobbi Tom quando avevo dieci o undici anni. Tom è una persona davvero speciale; lui capì quanto ero competitivo. Credeva in te e tu in lui e queste sono le qualità di cui ha bisogno un coach.[1]
  • Il padre di Marcelo ed il suo agente percepivano che John aveva la personalità più difficile del pianeta. Pensarono che se ero stato in grado di lavorare così bene con John, con questo ragazzo sarebbe stato facile.[1]
  • Il tennis si adattava perfettamente a me, amavo ogni sua parte – dalle regole alla geometria di dover giocare all'interno di un perimetro rettangolare – non invecchia mai.[1]
  • John era un giocatore che si basava sulle sensazioni ed il miglior modo per fargliele tornare era mostrargli com'era quando le aveva.[1]
  • Niente è come giocare. Mi è piaciuto tanto viaggiare e competere; mi sarei iscritto a qualsiasi torneo se avessi potuto, in tutto il mondo.[1]
  • Non è mai finita, finita. Ce l'ho nel sangue. Andy mi ha detto "Sei un ergastolano". Io gli ho risposto "No". Mi piace quando qualcuno vuole sfidare sé stesso. Non importa se è 20, 25, 30 del ranking, non è una questione di numero. "Ho giocato tante volte contro i tuoi giocatori, mi hai visto. Cosa ne pensi?" ecco come Fernando mi ha avvicinato. Gli ho risposto: "Non importa quello che penso io. Cosa ne pensi tu?" Questa è la cosa più importante, perché parliamo di un gioco individuale. Bisogna guardarsi allo specchio e dire, "Ho bisogno d'aiuto." Non cose del tipo, "Sto guadagnando 1, 2 milioni di dollari l'anno e mi basta questo."[1]
  • [Nel 2010] Quando abbiamo cominciato a lavorare insieme non era per nulla familiare con concetti come la traiettoria dei colpi, l'alternanza delle rotazioni e la teoria degli angoli. Ora sta diventando un giocatore multidimensionale, capace di usare tutte le armi di cui dispone e di scegliere di usarle a seconda della situazione. Ci sono un sacco di giocatori di "ping-pong" là fuori, ma i veri campioni sono multidimensionali, ed è ciò che Andy sta diventando.[1]
  • Questo ragazzo, quando era al meglio, vedeva il campo come McEnroe. Poteva creare angoli che il tennis non aveva mai visto. La differenza era che a Marcelo non importava vincere o perdere. Amava fare colpi sensazionali, fregandosene di quale fosse il momento più opportuno per farli. Era soddisfatto solo di arrivare al numero uno, ma gli ho sempre detto che non mi interessavano i venticinque milioni di dollari che aveva guadagnato, io volevo i Grandi Slam. Ecco come si misura il successo.[1]

Citazioni su Larry Stefanki[modifica]

  • Eccomi qui, alla fine del '91, con tre figli e l'intenzione di giocare meno, proprio nel momento in cui l'ATP stava cercando di convincere i suoi migliori giocatori a giocare di più. Sentivo come se Larry poteva capire quel che provavo. Mi disse di dimenticarmi della classifica e di concentrarmi solo sui grandi eventi. Lui era fondamentalmente nuovo al coaching e sentivo che sarebbe stato un buon allenatore. Sapevo che lavorare con me sarebbe stato per lui un trampolino di lancio, e che mi avrebbe dato rinnovata energia, e questo è essenzialmente quel che successe. (John McEnroe)
  • Larry è molto bravo nei rapporti interpersonali con i giocatori. Si può far recepire meglio un messaggio tornando a piedi da un film o seduti davanti ad una birra, quando il giocatore non ha la stessa probabilità di essere sulla difensiva come invece è probabile che sia in campo. È subdolo, ma efficace. (Tom Gullikson)
  • Lui non è lì per dire ai suoi giocatori quello che vogliono sentirsi dire. I giocatori tendono ad essere circondati da tutti yes-man, mentre invece Larry gli dice esattamente dov'è che sta la realtà, che loro vogliano saperla oppure no.[1] (Tom Tucker[2])
  • Nella mia carriera i miei migliori ricordi sono con Larry. È stato il miglior coach che io abbia mai avuto. Mi ha insegnato tanto sul tennis. Con lui ho imparato a vincere anche quando non giocavo il mio miglior tennis. Larry è un grande allenatore, specialmente quando stai cercando di arrivare al top. (Fernando González)

Note[modifica]

  1. a b c d e f g h i j k Citato in Stefano Pentegallo, Non è finita finché non è finita. Chi seguirà Stefanki dopo Roddick?, Ubitennis.com, 29 ottobre 2012.
  2. Allenatore e amico di Larry Stefanki.

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