Manlio Di Stefano

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Manlio Di Stefano

Manlio Di Stefano (1981 – vivente), politico italiano.

Citazioni di Manlio Di Stefano[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • Vedete, colleghi, per un uomo, con tutta l'apertura mentale di questo mondo, non è semplice comprendere il fenomeno della violenza sulle donne, perché, banalmente, fin da piccoli, non siamo abituati a scontrarci con questa problematica e, di conseguenza, non la facciamo nostra. Mi sono chiesto, allora, cosa generi la violenza e che ruolo abbia la donna in questi fenomeni, e a poco a poco mi sono fatto un'idea. La violenza non è contro la donna. Lo so che vi sembrerà assurdo, ma lasciatemi proseguire. Io credo che la violenza sia sempre orientata al diverso. L'uomo, l'infame, che picchia, abusa o, addirittura, uccide una donna, sta in realtà provando a sottomettere un diverso, percepito come tale in termini sia fisici sia ideologici, e lo fa usando ciò che intrinsecamente l'ha sempre contraddistinto, ovvero il predominio fisico. La donna di contro, come spesso avviene, tende ad accettare il suo ruolo di controparte debole del maschio, che la porterà, infine, a soccombere.[1]
  • Siamo abituati ad imporre il nostro volere in qualità di maschio o ad accettare quello altrui per rispetto delle gerarchie domestiche. Ci illudiamo così di rispettare e proteggere nostra sorella, ma in realtà la stiamo scavalcando nella sua facoltà di autodeterminare il suo ruolo sociale, ed ecco quindi, ancora una volta, il ruolo del maschio che ci hanno inculcato. Passa il tempo e la nostra ragazza diventa, appunto «nostra», e faremmo qualsiasi cosa per proteggerla, persino eliminare l'avversario o, perché no, la ragione del contendere. Ancora una volta ecco il ruolo del maschio. Arriva poi la fase adulta e nuovi modelli, tra i quali spicca la politica ed il dibattito pubblico, e lì, purtroppo, scopriamo che sottomettere significa ottenere ragione, o comunque ottenere qualsiasi cosa sia desiderata ma non sia dovuta. Per ottenere questa sostanza si usano delle forme, ed è perciò ipocrita la distinzione tra forma e sostanza in un contesto in cui il mezzo è legittimato dagli attori ancor più che il fine. Per ottenere qualcosa, quindi, si accetta il compromesso della violenza e della discriminazione, e questo avviene a livelli così alti che l'emulazione è pressoché naturale.[1]
  • [...] questo [Palazzo Montecitorio] è il palazzo che negli anni ha visto pochissime donne ottenere un ruolo centrale, quasi mai all'interno dei rispettivi gruppi politici, ma che ha sempre avuto il bel coraggio di discutere di quote rosa. Non abbiamo mai visto un Presidente del Consiglio donna, figuriamoci un Presidente della Repubblica.[1]
  • La crisi ha mostrato, ancora una volta, e forse per l'ultima volta, i limiti dell'Unione europea, la mancanza di una strategia comune e le risposte frammentarie. La governance dell'Europa funziona in modo ottimale quando si tratta di imporre dure misure di austerità o per salvare il sistema bancario, ma è quasi inesistente quando si affronta una catastrofe umana come questa. Insomma, i nostri alleati distruggono e poi chiudono le frontiere, lasciando nei guai Italia e la Grecia: complimenti! L'Unione europea è già morta, è rimasta solo una struttura finanziaria che si occupa di inflazione e tassi di interesse, un regime che impone povertà, disoccupazione e distruzione dei diritti alle popolazioni del continente, per gli interessi di potentati finanziari e commerciali. Questa è oggi l'Europa: un esperimento fallito e fallimentare, in cui Renzi, nonostante i teatrini di facciata e le finte risse con i vari leader europei, non conta assolutamente nulla. Lui può muoversi solamente entro i paletti che le lobby che lo sostengono gli hanno imposto: quando li tradirà, sarà fatto fuori anche lui. Al Consiglio europeo, Renzi parlerà come uno zombie e quello che si diranno non interessa più a nessuno, perché il popolo italiano non è più disposto a prendere ordini da chi ha definitivamente venduto la sua anima al diavolo. La vostra storia politica è già finita, rendetevene conto e fate spazio a chi difende gli interessi del popolo italiano: in fondo, lo sapete anche voi, è solo questione di tempo.[2]
  • Da tempo la Nato (tanto per non dire gli Stati Uniti…) sta giocando con le nostre vite. Vite che hanno già conosciuto due guerre mondiali e sanno cosa si provi ad essere un vaso di coccio tra due d’acciaio. Il M5S si oppone da sempre a questa immonda strategia della tensione e chiede, con una proposta di legge in discussione alla Camera, che la partecipazione italiana sia ridiscussa nei termini e sottoposta al giudizio degli italiani [...] Il nostro territorio, le nostre basi, i nostri soldati non possono essere ostaggio di giochi di potere e degli umori del presidente americano di turno.[3]
  • [Rispondendo a «Serve ancora la NATO?»] Sì, serve e le dinamiche geopolitiche globali degli ultimi anni ce lo confermano. È verosimile che, purtroppo, a trent’anni abbondanti dalla caduta del Muro di Berlino, il mondo stia nuovamente rientrando in una dinamica di blocchi animati da principi e ideali tra loro divergenti. Le azioni ostili da parte di determinati attori sono sempre più frequenti ed è necessario che l'Occidente sia compatto nel farvi fronte. Con questa prospettiva è quindi essenziale che la NATO non solo sia conservata, ma venga consolidata.[4]

Citazioni su Manlio Di Stefano[modifica]

  • Di Stefano, oltre che per i viaggi a Mosca con Alessandro Di Battista per applaudire l'invasione russa della Crimea, va ricordato anche per una tragicomica visita in Kazakistan in stile Borat, per la passione con cui si è battuto a favore dello smantellamento delle sanzioni a Putin e l'indebolimento della Nato, ma anche per lo struggimento che prova ogni volta che si avvicina a un regime dittatoriale, dalla Siria di Assad al Kazakistan di Nazarbaev, tutti grandi amici di Putin, fino a una leggendaria celebrazione dei «profondi legami di solidarietà e amicizia» che legherebbero l'Italia alla Bielorussia (paese che deve aver scambiato per chissà quale altro, come del resto aveva confuso il Libano con la Libia e poi spiegato che l'Italia non ha mai avuto un passato coloniale né ha mai bombardato una nazione straniera, da vice ideale alla Farnesina di Luigi Di Maio, il ministro degli Esteri che incontrava fascisti in giro per l'Europa e sosteneva con particolare passione quelli in gilet giallo che assaltavano i ministeri di Macron, salvo poi chiedere scusa alla «millenaria democrazia francese»). (Christian Rocca)

Note[modifica]

  1. a b c Citato in XVII Legislatura – Camera dei deputati – Assemblea – Seduta n. 23 di giovedì 27 maggio 2013 – Resoconto stenografico dell'AssembleaDiscussione del testo unificato delle proposte di legge Mogherini ed altri; Spadoni ed altri; Migliore ed altri, Bergamini ed altri, Giorgia Meloni ed altri: Ratifica ed esecuzione della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, fatta ad Istanbul l'11 maggio 2011 (A.C. 118-878-881-940-968-A). Roma, 27 maggio 2013.
  2. Citato in XVII Legislatura – Camera dei deputati – Assemblea – Seduta n. 591 di mercoledì 16 marzo 2016 – Resoconto stenografico dell'Assemblea. Roma, 16 marzo maggio 2016.
  3. Citato in M5s, il deputato Di Stefano sul blog di Grillo: “Nato mette a rischio l’Europa, ridiscutere la presenza dell’Italia”, ilfattoquotidiano.it, 12 gennaio 2017.
  4. Dall'intervista di Giampiero Venturi , "La nostra agenda per il futuro". Parla Manlio Di Stefano , lintellettualedissidente.it, 30 maggio 2021.

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