Octave Mirbeau

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Octave Mirbeau

Octave Mirbeau (1848 – 1917), giornalista, critico d'arte, scrittore, libellista, romanziere e drammaturgo francese

  • Il ridicolo non esiste: chi ha osato sfidarlo a viso aperto ha conquistato il mondo.[1]

Il diario di una cameriera[modifica]

  • Oggi, 14 settembre, alle tre del pomeriggio, con un tempo dolce, grigio e piovoso, ho preso servizio nel mio nuovo posto. Il dodicesimo in due anni, senza contare quelli degli anni precedenti, cosa che mi sarebbe impossibile. Ah, davvero, posso vantarmi d'averne viste di case e di facce e di anime sporche… E non è ancora finita. Ci sarebbe da pensare – dato il modo straordinario, vertiginoso, in cui sono rotolata di qua e di là, da una casa a un ufficio e da un ufficio a un'altra casa ancora, dal Bois de Boulogne alla Bastiglia, dall'Osservatorio a Montmartre, da Ternes ai Gobelins, senza potermi fermare stabilmente da nessuna parte – che i padroni siano diventati assai difficili da servire al giorno d'oggi! È da non credere!
  • Quando penso che una cuoca, per esempio, ha tra le mani ogni giorno la vita dei padroni… una punta di arsenico invece che di sale… poche gocce di stricnina al posto dell'aceto… e sarebbe tutto fatto! Ebbene, no… Dobbiamo proprio avere la servitù nel sangue!
  • Un domestico non è un essere normale, un essere inserito nella società… È un essere diverso, composto di parti che non si incastrano l'una nell'altra, né si giustappongono… È qualcosa di peggio: un mostruoso ibrido umano. Non appartiene più al popolo da cui esce, ma non è nemmeno parte della borghesia in cui vive e verso la quale tende… Del popolo che ha rinnegato, ha perso il sangue generoso e la forza ingenua… Della borghesia ha acquistato i vizi vergognosi, senza aver acquisito i mezzi per soddisfarli… e i sentimenti vili, le vergognose paure, i colpevoli appetiti, senza l'ambiente, e di conseguenza, senza la scusa della ricchezza… Con l'animo contaminato attraversa questo onesto mondo borghese, e solo per aver respirato l'odore mortale che sale da quelle putride cloache perde per sempre la sicurezza del suo spirito e perfino la forma del proprio io. In fondo a tutti questi ricordi, tra questo popolo di figure tra le quali si muove, fantasma di se stesso, non trova da rimuovere che dell'immondizia, cioè della sofferenza…

Incipit da alcune opere[modifica]

Farse e moralità[modifica]

L'epidemia[modifica]

All'alzarsi della tela, il sindaco discorre presso al camino con qualche consigliere. Gruppi di consiglieri qua e là. Due stanno seduti davanti alla tavola e scrivono lettere. Il segretario, con la penna in bocca, ordina scartafacci.
Il Sindaco. Credo, signori, che si potrebbe aprire la seduta.
Il membro dell'opposizione (estraendo l'orologio). Sono le undici meno un quarto... E io faccio colazione alle undici e mezzo... Ed eravamo convocati per le nove... È disgustoso.

Vecchio focolare domestico[modifica]

La MOGLIE, il MARITO, la CAMERIERA
La moglie (alla cameriera). Non così presto... Non così forte... Mi fate male... Come siete brusca, Dio mio... Ma fate dunque attenzione...
La cameriera (con voce breve). Tocco appena la signora... Non si sa mai come fare con la signora...

Il portafoglio[modifica]

Il delegato entra da destra, seguito da Maltenu, il quale subito, umile, premuroso, va a girare la chiavetta della lampada e fa luce... Il delegato è in cilindro e soprabito dal bavero di pelliccia... sciarpa intorno al collo, scarpe di vernice...
Il delegato. Maledetto tempo !... questo a parte... nulla di nuovo, signor Maltenu?
Maltenu. Niente, signor Commissario...
Il delegato. Niente davvero ?...

Gli amanti[modifica]

Il Prologo (mostrando la scena). Signore, signori... quella rappresenta un cantuccio, in un parco, la sera... La sera è dolce, silenziosa, imbalsamata dai profumi erranti... Sul cielo, marezzato di luna, i fogliami si stagliano come un pizzo nero sopra una seta violacea... Fra masse d'ombra, fra molli e strani profili velati di brume argentee, in lontananza brilla una tovaglia di luce... bacino, lago... non si sa... come vi piacerà... Ora vaporosa e divina... L'amore è ovunque... il suo mistero circola lungo i viali invisibili, sotto i nascondigli, nelle radure... e il suo soffio agita i rami, appena... È delizioso!... (Mostrando il sedile, con tenerezza.) Ed ecco un sedile, un vecchio sedile, non troppo muscoso, non troppo verde... un vecchissimo sedile di pietra, largo, liscio come un tavolo d'altare... un altare ove si celebrano le messe dell'amore... (Declama.)

Scrupoli[modifica]

(All'alzarsi del sipario, la stanza è immersa nell'oscurità. Si vede solamente alla finestra, fra le laminette delle persiane, la luce notturna dell'esterno... La pendola suona le cinque. A un tratto un piccolo rumore che sembra venire d'oltre la finestra... e si vedono due ombre di uomini disegnarsi dalle persiane... A poco a poco, le imposte cedono, si aprono ; le due ombre si fanno più dense, più solide... Poi si sente il rumore come di un diamante che tagliasse il vetro, poi una gran lastra di vetro cade sul tappeto... le due ombre tralasciano un istante di lavorare... Profondo silenzio... Finalmente si vede un braccio passare per l'intelaiatura senza vetro e girare la spagnoletta della finestra. La finestra si apre e un signore elegantissimamente vestito : cappello a cilindro, pelliccia opulenta, cravatta bianca, camicia inamidata, entra nel salotto con prudenza a orecchie tese, seguito du un cameriere di fiducia, correttissimo, carico di una grossa valigia di cuoio fulvo.
Il LADRO e il CAMERIERE di fiducia.
Il ladro. Non è stato molto facile... (Abbassandosi per raccogliere il pezzo di vetro.) Fortunatamente il tappeto è soffice e attutisce i rumori... Nessuno ha sentito... (Cammina con precauzione nella stanza.)
Il cameriere. Non è certo... Tremo come una povera, piccola foglia...

Intervista[modifica]

All'alzarsi del sipario, Chapuzot, grosso, rosso di faccia, in maniche di camicia, le braccia nude, una salvietta intorno al collo, sta ritto al banco. Sciacqua i bicchieri. Una donna poverissimamente vestita, dalla maschera abbrutita dalla miseria e dalle bibite, centellina un bicchierino. La gente passa nella strada, dietro la porta, sulla. quale si può leggere : Vini e liquori.. Finissimi, 20 centesimi.
Chapuzot. E allora... va sempre male a casa vostra, stamattina?
La donna. Non bene... non bene.
Chapuzot. Che cosa ha il vostro marmocchio?
La donna. Una colica... che fa pietà... Se ne va... Se ne va... È tutto verde...

La botte di sidro[modifica]

Il merciaiuolo ambulante[modifica]

— E voi, Hurtaud? — si domandò d'ogni parte.
Udendo il proprio nome, Hurtaud sembrò svegliarsi. Si sollevò sul divano dove si era disteso, si stropicciò gli occhi e guardò gli amici con uno sguardo vago. Era un omaccione, corto e tozzo, stranissimo : aveva una pancia enorme che cascava in cuscinetti flosci su due cosce quasi magre, una faccia rosea e glabra, dei capelli verdastri che gli si appiccicavano alle tempie e che, sul sommo del cranio, si drizzavano sperdendosi nell'aria. I suoi occhi scialbi senza pupille somigliavano ad occhi abbozzati d'un ritratto ad acquarello e le mani flosce, gelatinose, erano solcate di profonde fossette.

Rabalan[modifica]

Il giorno non era ancora spuntato sopra le pendici di San Giacomo, quando Rabalan uscì dalla sua casa, una miserabile capanna crollante, isolata in mezzo alla brughiera che la separava dal paese di Trélotte, le cui piccole abitazioni, a cinquecento metri di là, sulla sinistra, si pigiavano, ineguali e tetre, intorno a un campanile aguzzo.

La bella zoccolaia[modifica]

— Che cosa le hai detto ancora a mia madre? — chiese Goudet, il quale, alzandosi, allontanò con una pedata un grosso mucchio di pelli di coniglio che andava contando e amrnucchiando in pacchetti.
La Goudet gli rispose subito:
— Le ho detto che era una vecchia ladra e una sudiciona... che poteva pure andare a letto con Roubieux se le faceva piacere, e poi con altri, ecco tutto... ma che noi ne avevamo abbastanza di sgobbare dalla mattina alla sera per vedere ingrassarci sotto il naso un porcaccione, un fannullone, un maiale che la sfrutta e che ci deruba... che se lei continuerà, le faremo la festa, ecco!

L'ottogenuaria[modifica]

Da più di ventianni mamma Rosa Pelletrini viveva sola, solissima, in un piccolo villaggio della campagna romana. Suo marito era morto, divorato dalla pellagra ; le febbri avevano ucciso la sua figliuola ; suo figlio, partito per Parigi, vi si era ammmogliato, aveva avuto dei bambini, e faceva chi sa che diavolo.

La prima emozione[modifica]

Era un vecchietto un po' curvo, mitissimo, silenziosissimo, pulitissirno e che non aveva mai pensato a nulla.
La sua esistenza era meglio regolata d'un orologio giacché non sono rari gli orologi che si incantano e si guastano. Egli invece non si arrestava mai, né si guastava. Non aveva mai conoscluto né la fretta dell'arrivare, né la pigrizia d'un ritardo, né la musica folle d'una soneria, nell'anima.

Il vitalizio[modifica]

Dopo quindici anni di esercizio farmaceutico, il signor Latête, farmacista di prima classe, ex-interino degli ospedali di Tolosa, socio di varie accademie e società scientifiche di provincia, specialità diverse, medaglia d'oro, ecc... si accorse che, contando sui soli profitti del suo mestiere, non sarebbe arrivato mai a dotare. convenientemente le sue figliole.

Aspetto della folla[modifica]

— Ah! mio Dio!... Ah! mio Dio!... Aiuto! Aiuto!
E il signer Rodiguet apparve sulla soglia della porta bruscamente aperta, con la barba scompigliata, le braccia in aria, lo sguardo atterrito e la bocca convulsa.

Il Polacco[modifica]

La casa dove abita il Polacco è sulla strada, vicino alla foresta, incuneata, per cosi dire, nella foresta : una casupola indicibilmente miserabile, i cui muri di mota cotta si sgretolano, e il cui tetto di paglia è qua e là sfondato mostrando le latte imputridite. Davanti alla casa si stende un giardinetto, un piccolo quadrato di terra dove crescono liberamente e impetuosamente delle erbacce selvatiche, cinto da una stecconata cadente.

Il Signor Quarto[modifica]

Ieri fu seppellito il signor Quarto.
Fu una cerimonia commovente.
Non volendo distinguermi con la mia astensione che sarebbe stata unica e severamente giudicata in questo paesello impressionabilissimo e mollo geloso del suo particolarismo, feci anch'io come tutti e accompagnai il venerabile signor Quarto all'ultima dimora.

Per ingrandirsi[modifica]

Il signor Giulio Pasquain, antico merciaio, e la signora Sidonia Pasquain, sua sposa, trovandosi troppo ristretti nella loro piccola casa di piazza della Chiesa, comprarono una più vasta proprietà che vagheggiavano da gran tempo. Le due signorine Pasquain, due zitelle allampanate quantunque mature, ne furono incantate.

Le bocche inutili[modifica]

Il giorno in cui fu ben provato che papà Francesco non poteva più lavorare, sua moglie, molto più giovane di lui e assai vivace, con due occhietti brulanti di avara, gli disse:
— Che cosa vuoi farci, vecchio mio?... Quando ti sarai desolato ben bene per ore intere!... Tutto ha un termine su questa terra... Tu sei vecchio come il ponte della Bernache... hai quasi ottanta anni tu... e le reni nodose come un vecchio tronco d'olma... Bisogna che ti rassegni... riposati...

Due amici si amavano[modifica]

La storia morale di Anastasio Gaudon e di Isidoro Fleury può scriversi in due righe.
Impiegati nello stesso ministero, essi avevano vissuto vicini l'uno all'alitro per trentacinque anni senza passioni, senza idee, senza crucci, di una stessa esistenza puntuale, apatica e letargica.

Il tamburo[modifica]

San Latuin, era — ed amo credere che sia sempre — il venerato patrono della nostra parrocchia. Primo vescovo di Normandia, nel primo secolo dell'era cristiana, egli aveva cacciato dal paese, a colpi di pastorale, i druidi, sacrificatori di sangue umano. Sì, racconta, in libri antichissimi, che bastasse la sua ombra soltanto a guarire i malati e risuscitare i morti.

I due viaggi[modifica]

Il primo dicembre 1899, Cirillo Barclett, capo ufficio nella «Moon of Chicago», Compagnia d'assicurazione sulla vita con capitale di cento milioni di dollari, verso le dieci entrò nel gabinetto di suo cugino Earl Butwell, vice direttore del personale nella stessa Compagnia, e dopo il tradizionale «shakehand», gli disse:
— Earl, vengo a domandarvi una cosa importante.
— Quale, Cirillo?
— Earl, avrei bisogno d'un congedo d'un mese.

Aspetto della folla[modifica]

Era la vigilia di Natale. Contrariamente alle poesie dei poeti e ai quadri cromolitografici, i quali vogliono che quel giorno il cielo sia color del piombo, le case e i giardini coperti di neve, la povera gente tremante di freddo, splendeva un bel sole caldo e lieto... un buon sole che indorava le case e i visi e carezzava le spalle dei vecchietti seduti sulle panchine della passeggiata in faccia al mare.

Appunti per un avvocato[modifica]

Mio caro Avvocato,
Mi avete chiesto di fornirvi ciò che chiamate «degli elementi» per il patrocinio che assumerete della mia istanza di divorzio.
Eccoli.
Ve li rimetto tali e quali, un po' alla rinfusa, mi sembra. Ma con la grande abilità di decifrare incartamenti più complicati, vi sarà facile stabilire l'ordine di cui mancano queste note frettolose.

Note[modifica]

  1. Da Gli scrittori; citato in Elena Spagnol, Enciclopedia delle citazioni, Garzanti, Milano, 2009. ISBN 9788811504894

Bibliografia[modifica]

  • Octave Mirbeau, Diario di una cameriera, traduzione di Luisa Moscardini, Elliot, Roma, 2015. ISBN 9788861928961
  • Ottavio Mirbeau, Farse e moralità, traduzione di Fausto Valsecchi, Milano, Casa Editrice Sonzogno, 1914.
  • Ottavio Mirbeau, La botte di sidro, Milano, Casa editrice Sonzogno, 1920.

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Opere[modifica]