Paul Nizan

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Paul Nizan

Paul Nizan (1905 – 1940), scrittore e filosofo francese.

Aden Arabia[modifica]

Incipit[modifica]

Avevo vent'anni. Non permetterò a nessuno di dire che questa è la più bella età della vita.

Citazioni[modifica]

  • Immaginatevi ora noi a vent'anni, mollati in un mondo inflessibile, muniti di poche arti ornamentali, quali il greco, la logica, e un vocabolario annacquato che neppure ci dà l'illusione di vedere chiaro, sperduti nella galleria delle macchine dei nostri padri, dove ogni angolo mal illuminato dissimula scontri cruenti, guerre coloniali, terrore bianco nei Balcani e assassinii americani applauditi dalle mani di tutti i francesi; la spaventosa ipocrisia degli uomini al potere non riesce a velarci la presenza di sciagure che noi non comprendiamo: sappiamo soltanto che queste sciagure esistono e che in qualche luogo succedono. E non veniteci a dire che è per il nostro bene nascondercele; non accontentatevi di accusare il destino, di fare in eterno il gesto di Pilato. (cap. 2)
  • È giunta l'ora di non essere più stoici, o non avrete più un cielo dove riacchiappare il tempo. (cap. 6)
  • Fuggire, fuggire sempre, per non pensare più che siete mutilati? (cap. 6)
  • Aden è un gran vulcano lunare di cui è saltata una falda prima che gli uomini fossero lì ad inventare leggende sull'esplosione di quella polveriera. La leggenda l'hanno fatta dopo: il risveglio di Aden, che conduce all'inferno, annuncerà la fine del mondo. Un tronco di piramide cotto e violaceo in un mondo azzurro, coronato da rocche turche in rovina, una pietra circondata da onde concentriche lasciata cadere dall'uccello Roc sull'orlo dell'Oceano Indiano, una terra di avventure per Sindbad il marinaio, legata alla grande penisola araba da un cordone ombelicale di saline e di sabbia, sotto un sole feroce che gli uomini non sono riusciti a scongiurare. (cap. 7)
  • Aden ronza come un grosso animale rugoso, coperto di mosche e tafani, avvoltolato nella polvere. (cap. 7)
  • Questi piani voi qui li chiamate guerra, commercio, transito: ma credete che tali parole giustificheranno tutto fino alla fine dei secoli? (cap. 7)
  • I miei atti non mi parevano più morali di quanto lo sia il movimento delle foglie di un albero. (cap. 8)
  • Aden è un nodo che serra molte corde. (cap. 10)
  • Aden era un'immagine assai ristretta di nostra madre Europa: era un concentrato di Europa. (cap. 10)
  • La Rivoluzione può avere delle ragioni più metodiche, ma poche ragioni più persuasive di questa: per essere un uomo bisogna averne l'agio. (cap. 10)
  • Essere poetici vuol dire aver bisogno di illusioni. (cap. 10)
  • Ma è possibile che l'uomo non sia mai altro che un personaggio storico? (cap. 10)
  • Quando tutto quello che c'è al mondo appare proibito, allora interviene la vita interiore (non si aspettava che quella!) e si convocano le proprie ombre a rimasticare le medesime cose o a fare profezie. (cap. 12)
  • Non basta avere afferrato l'essenza e i moventi di una vita inumana per essere immuni dei danni che essa ci fa. (cap. 12)
  • Mi sento morto: l'indifferenza è giunta a maturazione. (cap. 12)
  • Un pensiero ha voglia di qualcosa: vuole un fine. (cap. 12)
  • Fuggire significava che rinunciavamo a guardare da vicino quel mondo che si fuggiva, che rinunciavamo a chiedere i conti il giorno in cui si sarebbe capito. (cap. 12)
  • Dovrò accontentarmi di immaginarla solamente, la vita umana, dal mio letto, e ricadere nella farsa dell'interiorità? Non dovrò chiedermi com'è fatta né a che cosa somigli? (cap. 12)
  • Ma avevo proprio bisogno di andare a dissotterrare nei deserti tropicali delle verità tanto comuni e cercare a Aden i segreti di Parigi? (cap. 12)
  • E non fatemi più un quadro affascinante di viaggi poetici e redentori, con tanto di sfondi marini e tutti quei paesi e relativi abitanti, vestiti in fogge strane davanti alle foreste, e montagne e vette coperte di nevi eterne e case di trenta piani. (cap. 13)
  • Il viaggio è un seguito di irreparabili perdite. (cap. 13)
  • Non c'è che una specie di viaggi che abbia valore: quello diretto verso gli uomini. È il viaggio di Ulisse, come avrei dovuto sapere se non avessi fatto gli studi umanistici per niente. E finisce naturalmente, questo viaggio, col ritorno. Tutto il valore del viaggio è racchiuso nel suo ultimo giorno. (cap. 13)
  • Pensavo, insomma, all'Europa in una maniera diversa di come la pensavo prima di lasciarla. L'Europa è un ceppo che ha lasciato cadere un po' dappertutto delle radici aeree, come un fico bengalese: prima di tutto, attacchiamo il ceppo. Tutti muoiono all'ombra delle sue foglie. (cap. 13)
  • Il Mediterraneo finisce per riapparire, popolato da tutti i suoi annegati. (cap. 14)
  • La Francia è in preda a chimere di impenetrabilità. (cap. 15)

Explicit[modifica]

Dei viaggi altro non resta che una somma d'immagini confuse; la disfatta dei nemici dell'uomo, la superficie della terra sconvolta e pochi uomini in giacca nera a braccia spalancate sul selciato, in mezzo alla deserta place de la Concorde.

Citazioni su Aden Arabia[modifica]

  • Aden Arabie non è un libro qualunque, è la storia dì un viaggio e di un ritorno attraverso cui tutto cambia, a cominciare dal protagonista, un adolescente in fuga – "il primo movimento della paura è di fuggire" – che decide di fare ritorno quando si rende conto che "fuggire significa solo rinunciare a guardare da vicino il mondo da cui si fugge". Aden Arabie è la storia di un viaggio iniziatico al termine del quale si diventa adulti.
    Rifiutata la carta dell'esotismo – all'epoca feticcio letterario ancora molto frequentato – e quella dell'avventura – Nizan avrà sempre orrore per i viaggi – Aden è solo un detour, una strada più lunga che gli ha permesso di affrontare la paura di crescere. Per uno educato, come lui e come tutta la sua generazione, all'austero e irriverente precetto di Alain "dire di no", crescere equivale a dire di sì. (Carla Pasquinelli)

Incipit de La cospirazione[modifica]

«In conclusione», disse Rosenthal, «la rivista potrebbe chiamarsi La Guerra Civile...»[1]

Citazioni su Paul Nizan[modifica]

  • Molto presto Paul aveva scoperto la verità di fatti antichi quanto l'umanità, lo sfruttamento degli innocenti, la miseria, il dovere drastico di ribellarsi, di insorgere contro le rinunce e contro l'ipocrisia. La fuga di un viaggio in Oriente divenne una conversione e Aden Arabia, il suo primo libro, fu il racconto di un convertito che con lo spettacolo dei diseredati aveva trovato anche le tavole di una religione terrena che si diceva capace di restituire giustizia e libertà. Questa religione era il comunismo. (Gaspare Barbiellini Amidei)
  • Paul persisteva nel dirsi comunista. E rifletteva, patiemment, come correggere la deviazione senza cadere nell'idealismo. (Jean-Paul Sartre)
  • Abbiamo conservato i suo libri per i tempi di "vacche magre" e abbiamo fatto bene.[2] (Jean-Paul Sartre)

Note[modifica]

  1. Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937
  2. Citato in Paul Nizan, Eden Arabia, edizioni dell'Asino, 2018.

Bibliografia[modifica]

  • Paul Nizan, Aden Arabia, traduzione di Daria Menicanti, edizioni dell'Asino, 2018.

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