Raffaele Garrucci

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Raffaele Garrucci in Rivista italiana di numismatica (1894)

Raffaele Garrucci (1812 – 1885), gesuita, numismatico e archeologo italiano.

Storia dell'arte cristiana[modifica]

Incipit[modifica]

Prendo a scrivere l'istoria dell'arte cristiana e propriamente di quella che dicesi del disegno e comprende le imagini scolpite e dipinte, o sia con general vocabolo tratto da greca origine, l'Iconografia. La prima dimanda che si può fare è: che cosa sia quest'arte cristiana e quando ella ha avuto origine. Io dico arte la facoltà di operare con regole certe; e come le cose del mondo possono dividersi in due classi, essendo alcune profane ed altre sacre, così i soggetti dell'arte imitatrice si possono comodamente dividere in profani e sacri, e trattandosi della religion nostra, in profani e cristiani. A voler dunque definire che cosa sia quest'arte, che diciamo cristiana, è d'uopo che la chiamiamo facoltà di scolpire e dipingere con regole certe i soggetti della religione cristiana.

Citazioni[modifica]

  • Alla storditaggine di coloro, che vorrebbero rimosso ogni culto esterno, è stato intonato più volte che l'uomo è tenuto a riconoscere Iddio creatore, non solo delle anime, ma di tutto questo mondo esterno e corporeo. Al qual culto esterno servendo maravigliosamente le sacre immagini, indi doversi dedurre che esse non poterono mancare alla novella religione di Cristo. (vol. I, libro I, cap. I, p. 7)
  • Sia dunque concluso che l'arte cristiana ebbe origine nella Chiesa, fin dal bel principio e non a caso: il che se così non fosse, non si avrebbe, come ho detto, una numerosa serie di pitture e sculture, sì remota di tempo e della età pressoché apostolica, né di sensi così profondamente arcani e profetici, né sì uniformi e consentanei a sé stessi; il che ad evidenza mostra una mente direttrice ed un sistema assicurato e stabilito. (vol. I, libro I, cap. I, p. 7)
  • Farà maraviglia a molti ciò che io intendo di dimostrare, non esser vero che gli Ebrei avessero orrore alle imagini degli uomini e degli animali: crescerà poi la meraviglia a udire non aver mai gli Ebrei riluttato, non essersi mai levati in tumulto, alla semplice vista di alcuna imagine introdotta o che pur si volesse introdurre tra loro. La cosa sarà manifesta e apparirà chiarissima, e la maraviglia cesserà, quando si consideri, che il vero motivo delle sedizioni non furono le imagini, ma sì il culto idolatrico prestato loro. (vol. I, libro I, cap. II, p. 9)
  • [...] l'arte cristiana, nella società novella, poteva fin dal bel principio essersi stabilita, conoscendo gli Ebrei e i Gentili, già entrati nella Chiesa, molti esserne i vantaggi e niun pericolo esservi omai, che le imagini divenissero mezzo di seduzione e di errore per indebito culto. Essi conoscevano che tutto l'onore e la venerazione in che aveansi, non era ad esse diretto, ma sì a Dio e ai Santi che esse rappresentavano. (vol. I, libro I, cap. III, p. 16)
  • La Chiesa non escluse il nudo dalle pitture e sculture cristiane, anzi se ne giovò ad esprimere un senso simbolico, trattando in tal modo alcuni soggetti, che secondo la storica verità avrebbero dovuto effigiarsi vestiti dei propri abiti. (vol. I, libro II, cap. I, p. 51)
  • Tiensi comunemente che i Cristiani antichi si astenessero dal rappresentarlo [Gesù] in croce svelato: pure si sa che almeno in Tolosa erasi figurato senza panno alcuno che il velasse crocifisso, ed è ancor noto che questa irriverente maniera di porlo alla vista dei fedeli a Cristo dispiacque e ne mandò avvertire il Vescovo, sicché quella imagine fu subito onestamente velata con un panno sovrapposto. Maggior riverenza per altro usavasi altrove cingendo i fianchi di Cristo e dei due ladroni con una fascia, le cui bande annodate scendono innanzi prestando così il voluto offizio di velar le parti vergognose. (vol. I, libro II, cap. I, p. 54)

Citazioni su Raffaele Garrucci[modifica]

  • L'Italia, sempre feconda di eletti ingegni in ogni ramo di scienza, fra i più eminenti cultori delle discipline archeologiche e numismatiche, fioriti nel corso di questo secolo, ai nomi gloriosi di Ennio Quirino Visconti, di Bartolomeo Borghesi, di Celestino Cavedoni, va orgogliosa di aggiungere quello del Padre Raffaele Garrucci, il cui genio produsse opere immortali ed infuse il soffio della vita specialmente in quella vasta congerie di monumenti del primitivo Cristianesimo, accumulati con mire diverse, dalle persistenti indagini di tanti dotti, che in quell'arringo l'avevano preceduto. Tutti i suoi studi furono volti al lustro della religione e alla ricerca della verità. (Costantino Luppi)

Bibliografia[modifica]

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