Sincronicità

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Il concetto di sincronicità

Citazioni sulla sincronicità.

Citazioni[modifica]

  • A comprendere meglio la cosa può servire la seguente considerazione generale. "Causale" accenna a un incontro nel tempo gli elementi non collegati causalmente. Non vi è nulla però di assolutamente casuale, e anche ciò che sembra massimamente tale non è altro se non qualcosa di necessario, che si realizza in modo attenuato. Delle cause determinate, per quanto lontane nella catena causale, hanno già da lungo tempo stabilito necessariamente che esso doveva verificarsi proprio ora, e contemporaneamente a quell'altra cosa. Ogni avvenimento cioè è un termine particolare di una catena di cause degli effetti, procedente nella direzione del tempo. (Arthur Schopenhauer)
  • – A proposito che ne pensi della sincronicità?
    – È il mio album preferito dei Police.
    – No, io volevo dire... gli eventi che sembrano significativamente collegati ma non hanno nessi causali riconoscibili. (Criminal Minds)
  • Finora ci siamo occupati delle manifestazioni concrete di serie ricorrenti, senza tentare di spiegarle. Abbiamo scoperto che il ricorrere di dati identici identici o similari in regioni contigue o di spazio di tempo è un puro dato di fatto che deve essere accettato e che non si può spiegare con la coincidenza – o, piuttosto, che questo dato di fatto fa regnare la coincidenza in misura tale che il concetto stesso di coincidenza viene negato. (Paul Kammerer)
  • La tendenza dell'uomo a prendere gli auspici, [...] il suo aprir la Bibbia, i suoi giochi di carte, le sue colate di piombo e il suo contemplare il sentimento del caffè, eccetera, testimoniano la sua convinzione, contrastante a ogni fondamento razionale, che sia in qualche modo possibile riconoscere da quanto è presente e sta dinanzi agli occhi ciò che è nascosto nello spazio o nel tempo, ossia ciò che è lontano o futuro, che si possa da quello dedurre questo, se soltanto si possiede la vera chiave del cifrario. (Arthur Schopenhauer)
  • Ritornando […] mi sentii improvvisamente chiamare, ma forte, da mia madre. Mi voltai con le lacrime agli occhi: avevo capito. Soltanto un anno dopo avrei saputo che, esattamente in quell'istante, essa spirava migliaia di chilometri di distanza, in Italia. (Fosco Maraini)

Carl Gustav Jung[modifica]

  • Gli eventi microfisici includono l'osservatore così come il modello soggiacente a I Ching include le condizioni soggettive, cioè psichiche, nella totalità della situazione presente. La causalità descrive la sequenza temporale degli eventi, la sincronicità (in Cina) riguarda la coincidenza temporale.
  • Il fenomeno della sincronicità è quindi la risultante di due fattori:
  1. un'immagine inconscia si presenta direttamente (letteralmente) o indirettamente (simboleggiata o accennata) alla coscienza come sogno, idea improvvisa o presentimento;
  2. un dato di fatto obiettivo coincide con questo contenuto.
  • La tua domanda relativa alla sincronicità e alle idee di riferimento è molto interessante. Spesso ho trovato che le esperienze sincroniche sono state interpretate dagli schizofrenici come deliri. Dal momento che le situazioni archetipiche non sono infrequenti nella schizofrenia, dobbiamo anche supporre che i corrispondenti fenomeni sincronici che si verificano seguono esattamente lo stesso corso come con le cosiddette persone normali. La differenza sta semplicemente e solamente nell'interpretazione. L'interpretazione schizofrenica è morbosamente stretta, perché è in gran parte limitata alle intenzioni di altre persone e al proprio ego-importanza. L'interpretazione normale, per quanto ciò è possibile a tutti, si basa sulla premessa filosofica della simpatia di tutte le cose, o qualcosa del genere. [...] Se le sincronicità si verificano in questi casi è perché una situazione archetipica è presente, ogni volta che gli archetipi sono costellati troviamo manifestazioni dell'unità primordiale. Così l'effetto sincronico non va interpretato come psicotico ma come un fenomeno normale.
  • Sia la concezione primitiva sia la concezione antica e medioevale della natura presuppongono l'esistenza, accanto alla causalità, di un simile principio. Fino a Leibniz la causalità non è né unica né predominante. Nel corso del diciottesimo secolo essa è poi diventata il principio esclusivo delle scienze naturali. Con l'ascesa delle scienze naturali nel diciannovesimo secolo la corrispondentia è tuttavia scomparsa dal quadro.
  • Io sono incline a supporre che la sincronicità nel senso più stretto non è che un caso particolare del generale coordinamento acausale, e precisamente quello dell'omogeneità di processi psichici e fisici nel quale l'osservatore si trova nella situazione favorevole per conoscere il tertium comparationis. Ma, nell'atto di percepire il fondamento archetipico, egli cade anche nella tentazione di ricondurre l'assimilazione di processi psichici e fisici reciprocamente indipendenti a un effetto (causale) dell'archetipo e quindi di trascurarne la pura contingenza. Tale pericolo è evitabile se si considera la sincronicità come un caso particolare del coordinamento generale. Così facendo si evita pure un aumento inammissibile dei principi esplicativi: l'archetipo è la forma del coordinamento psichico a priori, forma riconoscibile per via d'introspezione. Se a questo si associa un processo sincronistico esterno, esso segue lo stesso disegno fondamentale, ossia è ordinato allo stesso modo. Se esistono (eventi privi di causal dobbiamo definirli «atti creativi» nel senso di una creatio continua, di un coordinamento che in parte si ripete da sempre, in parte sporadicamente, e che non può venire dedotto da nessun antecedente costatabile.

Marie-Louise von Franz[modifica]

  • Jung scoprì che è possibile una certa predicibilità non degli eventi sincronistici, ma del «coordinamento acausale», attraverso metodi divinatori numerici. Ciò dimostrerebbe un legame tra il numero naturale e il coordinamento acausale. Sembra risultarne pertanto un «gioco degli archetipi» legato al tempo. Con un oracolo numerico, quale ad esempio I Ching, guardiamo a un orologio cosmico e vediamo come appare il coordinamento acausale in quel momento. Perciò Jung definì il numero naturale come l'archetipo d'un ordine divenuto cosciente. Il coordinamento acausale nell'inconscio psichico, in sé, sfugge alla nostra conoscenza, ma quando ne diventiamo consci trova la sua più primitiva e arcaica espressione nel numero.
  • L'interessante è dunque che le esperienze sincronistiche siano quasi tutte esperienze uniche, che non raggiungono alcun grado di attendibilità, e ciò nonostante posseggano un alto valore informativo. Anche un'esperienza unica, se rientra in un contesto archetipico, può fornire un'ulteriore informazione. Ciò riguarda proprio gli elementi sincronistici, che, com'è noto, non si ripetono, né consentono una riproduzione sperimentale.
  • Per il suo carattere femminile la sapienza è maggiormente legata al sentimento: elemento, questo, da considerare anche nella teoria junghiana della sincronicità, poiché la costatazione del senso non è solo un processo cognitivo del pensiero, ma qualcosa che tocca anche il sentimento.
  • Per quanto possiamo valutare oggi la situazione, gli eventi sincronistici sono sempre collegati all'attivazione d'un archetipo.
  • Se un dirigibile esplode davanti a me mentre mi sto soffiando il naso, si ha una coincidenza di eventi che non è significativa. Si tratta solo di un caso, di uno dei tanti casi della vita di ogni giorno. Ma, se compro un vestito blu, e, per errore, il negoziante me ne manda a casa uno nero proprio il giorno che muore un mio caro parente, ecco che siamo in presenza di una coincidenza significativa. I due eventi non sono causalmente collegati ma sono connessi dal significato simbolico che la nostra società attribuisce al colore nero.

Voci correlate[modifica]

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