Sylvain Tesson

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Sylvain Tesson (2011)

Sylvain Tesson (1972 – vivente), scrittore e viaggiatore francese.

Citazioni di Sylvain Tesson[modifica]

  • A Parigi, ai piedi di Notre-Dame, pensavo spesso ai contadini del XIII secolo che dall'Hurepoix o dal Gâtinais venivano in pellegrinaggio a Parigi e scoprivano, all'improvviso, quel mostro di pietra con la sua guglia che svettava a cento metri d'altezza. Per noi era solo una cattedrale gotica; loro avevano la visione di una nave carica di misteri e di diavolerie, di un insetto fossile chiuso in una città di legno.[1]
  • Gli inglesi hanno una parola per definire l'arte di sottrarsi al confronto: escapism. Davanti all'ostacolo, l'escapista opta per la fuga. Come le stelle cadenti, come i cavalli allo stato brado o come i torrenti d'acqua limpida, non sopporta gli urti, gli sfregamenti, la bruttura del contatto. Trova volgare persino l'arguzia. Sceglie di fare dietro-front; si riconosce nella grazia della ballerina che traversa il palcoscenico da una quinta all'altra con quattro balzi da cerbiatta. Alla carica del quadrupede preferisce lo svolazzare della farfalla.[2]

Nelle foreste siberiane[modifica]

  • La stufa è l'asse del mondo: tutto si organizza intorno a lei. È una piccola divinità che vive di vita propria. Quando le presento la mia offerta – dei ceppi di legno – rendo omaggio all'Homo erectus che ha imparato a dominare il fuoco. (15 febbraio, p. 34)
  • [Il lago Bajkal] Le fratture e le fessure che si propagano come correnti nel corpo ghiacciato vi disegnano un intreccio elettrico di sfaldature sovrapposte. Le linee si ritraggono, si congiungono, divergono. Il ghiaccio ha assorbito l'energia delle collisioni distribuendola lungo fasci di fibre nervose. Dei colpi di maglio rompono il silenzio; provengono dall'eco di un'esplosione distante decine di chilometri. Il rumore si scarica attraverso il reticolo di venature. I raggi del sole si rifrangono nelle anastomosi. L'intrico si illumina. La luce irradia le vene color turchese, le insemina con colate d'oro. Il ghiaccio si contrae: è vivo e io lo amo. Le serpentine madreperlacee disegnano nodi che ricordano la trama dei circuiti neuronali o le immagini della polvere interstellare. Senza droghe né vino, il mio cervello coglie delle sequenze allucinatorie. Il mondo lascia intravedere una scrittura sconosciuta. I motivi si susseguono, come generati dal fumo dell'oppio. [...] A maggio tutta l'opera scomparirà, l'acqua la ingoierà. Il ghiaccio del Bajkal è un mandala: quel disegno paziente sarà cancellato dal calore e dal vento. (7 marzo, pp. 79-80)
  • La capanna è il vagone della resa dove ho firmato l'armistizio con il tempo: mi ci sono riconciliato. (15 maggio, p. 167)
  • L'uomo libero possiede il tempo. L'uomo che controlla lo spazio è solo potente. Nelle città i minuti, le ore e gli anni sfuggono, sgorgano dalla piaga del tempo ferito. Nella capanna il tempo si acquieta, si accuccia ai vostri piedi come un cane ubbidiente. (3 marzo, p. 68)
  • La luna rossa è alta nel cielo notturno; il suo riflesso sui frammenti della banchisa, un'ostia di sangue su un altare ferito. (30 maggio, p. 186)
  • Il riflesso è l'eco dell'immagine, l'eco è l'immagine del suono. (7 luglio, p. 232)
  • La vita nella capanna è come la carta vetrata. Libera l'anima dalle incrostazioni, mette l'essere a nudo, inselvatichisce il corpo e lo spirito, ma fa nascere in fondo al cuore delle papille sensibili come spore. L'eremita acquista in dolcezza quello che perde in urbanità. (16 luglio, p. 241)

Note[modifica]

  1. Da Beresina. In sidecar con Napoleone, traduzione di Roberta Ferrara, Sellerio, Palermo, 2016, p. 32.
  2. Da Beresina, p. 31.

Bibliografia[modifica]

  • Silvain Tesson, Nelle foreste siberiane: febbraio-luglio 2010, traduzione di Roberta Ferrara, Sellerio, Palermo, 20219. ISBN 88-389-2748-0

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