Vincenzo Salemme

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Vincenzo Salemme

Vincenzo Salemme (1957 – vivente), attore, commediografo, doppiatore, regista e sceneggiatore italiano.

Da Salemme malato per ridere

Intervista di Simonetta Robiony, La Stampa, 1° agosto 2001.

  • Mi piace parlare del dolore perché ridere di una cosa che mi spaventa è un modo per esorcizzarla.
  • Vittorio Cecchi Gori è ricco e potente e dei ricchi e potenti si pensa sempre abbiano uno scheletro nell'armadio.
  • Se mi accorgo che una mia trovata non fa né caldo né freddo, la butto via senza rimpianto perché scrivo per il pubblico, io, non per me.
Teatro senza uscite
  • Il grande teatro è quello che sa raccontare cos'è l'uomo. A costo di ferire, offendere, turbare. Nella mia carriera ho avuto la fortuna di lavorare con Eduardo De Filippo e di studiare i testi scritti da Giorgio Gaber in prosa, e posso dire che entrambi sono stati dei grandi del teatro contemporaneo cui davano, però, forme differenti.
  • Gli spettacoli di Eduardo erano affreschi, nei quali compariva la più varia umanità in tutte le sue forme esteriori messe in scena sul palco. La sua tecnica, potrei scrivere, si basava sulla strenua ricerca di lasciare lo spettatore come fuori dal contesto. Eduardo gli narrava la sua vita, poneva in scena quanto lo spettatore faceva nella realtà, ma questi aveva sempre l'illusione di non essere davvero la persona vista sul palco. Che il personaggio fosse altro da lui. E da quella prospettiva partiva la riflessione sul vivere che Eduardo consegnava, a mezzo di maschere perfette, al pubblico.
  • Gaber era come un trapano, partiva dal quotidiani di tutti e da lì andava a fondo, esplicitamente, violentemente. Sino a costringere il pubblico a riflettere sulle zone d'ombra del quotidiano stesso.
  • Eduardo rappresentò una rottura soprattutto estetica. Laddove però l'estetica era una filosofia: perché egli aveva un modo di fare teatro molto pensato, per certi versi anche sconvolgente, quando metteva in scena la società intera nel dramma o nella commedia. Ma il suo mettere in scena la società era comunque inteso con una classicità di fondo, quella che poi permetteva allo spettatore di poter anche prendere le distanze dai personaggi visti.
  • Gaber [...] fu il primo in Italia a mettere sul palco l'anima nuda. L'anima dell'uomo del suo tempo, e la sua per prima. Una rottura incredibile, soprattutto per gli anni Ottanta, quando anche i giovani si stavano sempre più allontanando da un teatro divenuto troppo ideologico, e per questo freddo. Gaber nei suoi lavori invece era tutt'altro che freddo. Ci metteva invece cuore, anima, corpo.

Filmografia[modifica]

Spettacoli teatrali[modifica]

Bibliografia[modifica]

  • Vincenzo Salemme, Teatro senza uscite. Riflessioni su una prosa che scuote; in Gaber, Giorgio, il Signor G. Raccontato da intellettuali, amici, artisti, a cura di Andrea Pedrinelli, Kowalski, Milano, 2008, pp. 197-200. ISBN 978-88-7496-754-4

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