Xavier de Maistre

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Xavier de Maistre

Xavier de Maistre (1763 – 1852), scrittore, militare, pittore e scienziato sabaudo.

Viaggio intorno alla mia camera[modifica]

Incipit[modifica]

Miniatura tratta dall'edizione Tardieu 1862

Originale[modifica]

Qu'il est glorieux d'ouvrir une nouvelle carrière, et de paraître tout à coup dans le monde savant, un livre de découvertes à la main, comme une comète inattendue étincelle dans l'espace!

AA. VV.[modifica]

Che cosa gloriosa, dar principio a una nuova carriera, e manifestarsi all'improvviso nel mondo dei dotti, con un libro di scoperte in mano, come una cometa che sfavilli inattesa nello spazio!
[Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937]

Giovanni Bogliolo[modifica]

Quanto è glorioso iniziare una nuova carriera e apparire all'improvviso nel mondo della cultura, un libro di scoperte in mano, come una cometa inattesa brilla nello spazio!
[Ettore Barelli e Sergio Pennacchietti (a cura di), Dizionario delle citazioni, Rizzoli, 2013]

Fruttero & Lucentini[modifica]

Aprire nuove strade al sapere! Comparire tra i dotti con un libro di scoperte in mano, come una fulgida e impreveduta cometa dallo spazio! Quale gloria!
[Fruttero & Lucentini, Íncipit, Mondadori, 1993]

Rosa Maria Losito[modifica]

Quanto è degno di gloria aprire una strada nuova, e apparire dall'oggi al domani nel mondo dei dotti, un libro di scoperte in mano, quale cometa inattesa che brilla nello spazio!

Giuseppe Montani[modifica]

Quanto è glorioso l'aprir nuova carriera agli ingegni; il comparire improvviso nel dotto mondo, con un libro di scoperte alla mano, qual cometa inattesa nella vastità dello spazio!

Nicola Muschitiello[modifica]

La gloria di aprire una strada, e comparire d'un tratto nel mondo dei dotti con un libro di scoperte in mano, come inattesa cometa che scintilli nello spazio!
[Xavier de Maistre, Viaggio intorno alla mia camera, Rizzoli, 1991. ISBN 88-17-16789-4]

Flavio Santi[modifica]

Bello aprire una nuova strada e di punto in bianco presentarsi nel mondo che conta con un libro in mano pieno di scoperte, sfolgorante come un'insperata cometa nel firmamento.
[Xavier de Maistre, Il giro della stanza, La Grande Illusion, 2019. ISBN 978-88-85549-03-6]

Gianluigi Saraceni[modifica]

Com'è bello iniziare una nuova carriera e comparire di colpo tra la gente sapiente, con un libro di scoperte in mano, come una cometa inattesa che brilla nello spazio!

Silvio Spaventa Filippi[modifica]

Oh, la gloriosa soddisfazione di aprire una nuova carriera e di presentarsi al mondo dotto con un libro di scoperte in mano, improvvisamente, come una cometa che risplenda inattesa nello spazio!

Citazioni[modifica]

  • Il diletto di viaggiare nella propria camera è immune dall'inquieta gelosìa degli uomini e indipendente dalla fortuna. (I; 1824, p. 14)
  • Migliaia di persone, che prima di me non avevano osato o non avevano potuto oppure non avevano mai sognato di viaggiare, si decideranno a seguire il mio esempio. Il più indolente esiterebbe forse a mettersi in viaggio con me per procurarsi un piacere che non gli costa né fatica né denaro?
    Coraggio, dunque, si parte. Seguitemi voi tutti, che per una delusione amorosa o per un malinteso tra amici, ve ne state chiusi nel vostro appartamento, lungi dalla piccineria e dalla perfidia degli uomini. Mi seguano tutti gli sventurati, tutti gli ammalati, tutti gli annoiati del mondo! Si levino in massa tutti gli indolenti! E voi che andate macchinando sinistri progetti di riforma o di solitudine per qualche infedeltà subita; voi che in un salottino rinunziate per sempre al mondo, amabili anacoreti d'una serata, venite anche voi; datemi ascolto, lasciate quei vostri tetri pensieri; voi sottraete un attimo al piacere senza guadagnarne uno alla saggezza; degnatevi di accompagnarmi nel mio viaggio; marceremo pian pianino, ridendo, lungo il cammino, dei viaggiatori che hanno visitato Roma e Parigi; nessun ostacolo ci potrà arrestare e, abbandonandoci gaiamente alla nostra fantasia, la seguiremo dovunque le piacerà guidarci. (II; 1997, pp. 23-24)
  • C'è nulla di più giusto e di più naturale che tagliarsi la gola con qualcuno che vi cammina sui calli, o che si lascia a sfuggir qualche parola pungente in un momento d'ira, o che, infine, ha la disgrazia di piacere alla vostra dama?
    Si va in un prato, e lì, come Nicola faceva col Borghese Gentiluomo di Molière, si tenta di tirar di quarta quando egli para di terza; e perché la vendetta sia completa e sicura gli si presenta il petto nudo, correndo il rischio di farsi ammazzare dal nemico per vendicarsi di lui — Come si vede, nulla di più logico; ma c'è della gente che biasima questa lodevole abitudine. Pure il più logico di tutto il resto si è che quelli stessi che la biasimano e che vogliono sia considerata come una colpa grave, tratterebbero senza riguardo alcuno colui che si rifiutasse di commetterla. Più d'un disgraziato ha perduto, per conformarsi al loro avviso, riputazione e impiego, di modo che quando si ha la disgrazia d'aver per le mani una faccenda simile, sarebbe bene ricorrere a un'estrazione a sorte per sapere se si debba rispettar la legge o seguir l'uso; e siccome la legge e l'uso sono in contradizione, anche i giudici potrebbero giocare la loro sentenza ai dadi! (III; 1913, pp. 6-7)
  • Nulla è più attraente, secondo me, che seguire la pista delle proprie idee, come il cacciatore segue la selvaggina, senza curarsi di mantenere la propria strada. (IV; 2020, p. 9)
  • Una poltrona è davvero un arredo magnifico; in particolare è della massima utilità per ogni uomo meditativo. Nelle lunghe serate invernali è qualche volta dolce, e sempre prudente distendervisi mollemente, lontano dal chiasso delle riunioni rumorose. – Un buon fuoco, qualche libro, delle penne; quante risorse contro la noia! E ancora che piacere dimenticare libri e penne per attizzare il fuoco e abbandonarsi a qualche dolce meditazione, o buttando giù qualche verso per rallegrare gli amici! Le ore scivolano su di voi e cadono in silenzio nell'eternità, senza farvi sentire il loro triste passaggio. (IV; 1990, p. 28)
  • Dopo la poltrona, procedendo verso il nord, si scopre il letto, che è disposto in fondo alla stanza, e crea la più gradevole delle prospettive. È disposto nel modo più felice: i primi raggi del sole vengono a trastullarsi sulle cortine. – Nelle belle giornate d'estate, li vedo avanzare lungo la parete bianca, man mano che s'alza il sole: gli olmi che stanno davanti alla mia finestra li rifrangono in mille modi, e li fanno ondeggiare sul mio letto color di rosa e bianco, che diffonde dappertutto una luce incantevole nata dal loro riverbero. – Sento il garrire confuso delle rondini che si sono impossessate del tetto di casa, il cinguettio degli altri uccelli che abitano negli olmi: allora mille idee ridenti colmano il mio spirito; e, nell'universo intero, nessuno ha un risveglio altrettanto piacevole e tranquillo del mio. (V; 1990, p. 29)
  • Un letto ci vede nascere e ci vede morire; è la scena mutevole sulla quale il genere umano di volta in volta recita drammi interessanti, ridicole farse e tragedie spaventose. — È una culla adorna di fiori; — è il trono dell'Amore; — è un sepolcro. (V; 1990, p. 29)
  • Dietro varie osservazioni ho potuto avvedermi che l'uomo è composto di un'anima e d'una bestia. — Questi due esseri sono assolutamente distinti, ma talmente incassati l'uno nell'altro, o innestati uno sopra l'altro, ch'è necessario all'anima non so quale elevatezza, perché realmente si distingua dalla bestia.
    Udii da un vecchio professore (è una delle più vecchie cose di cui mi ricordo) che Platone chiamava la materia l'altra. Benissimo: io però darei più volentieri questa denominazione alla bestia, ch'è aggiunta alla nostra anima. Essa veramente è l'altra, che ci inquieta e ci tormenta in istrana maniera. Ciascuno si accorge, così all'ingrosso, che l'uomo è doppio; ma altro non si sa dire, se non ch'egli è composto d'anima e di corpo, e si accusa questo corpo di non so quante cose, ben mal a proposito sicuramente, poich'egli è così incapace di sentire come di pensare. Conviene invece prendersela colla bestia, con quest'essere sensitivo affatto distinto dall'anima, vero individuo, che ha la sua esistenza separata, i suoi gusti, le sue inclinazioni, la sua volontà, nè si solleva al disopra degli altri animali, se non perché è meglio allevato e provveduto d'organi più perfetti.
    Signori e signore inorgoglitevi pure della vostra intelligenza, quanto vi piace; ma diffidate molto dell'altra, massime quando siete in compagnia.
    Ho fatto non so quante esperienze sull'unione di queste due creature eterogenee. Per esempio, ho riconosciuto chiaramente che l'anima può farsi obbedire dalla bestia; e che questa fatalmente obbliga anch'essa spessissimo l'anima ad operare contro il proprio volere. Secondo le regole, l'una ha il potere legislativo, e l'altra l'esecutivo, ma questi due poteri si fanno sovente vicendevole contrasto. — La grand'arte d'un uomo di genio è di sapere allevare bene la sua bestia, affine ch'ella possa andar sola, mentre l'anima, liberata dal suo spiacevole contatto, può inalzarsi fino al cielo. (VI; 1824, pp. 30-32)
  • Che arte sublime la pittura! pensava l'anima mia; fortunato colui che lo spettacolo della natura ha commosso, colui che non è obbligato a imbrattar tele per vivere, che non dipinge solo per passatempo, ma che colpito dalla nobiltà d'una bella fisionomia, e dagli ammirevoli giochi della luce che si fonde in mille sfumature sul viso umano, tenta d'avvicinarsi nelle sue opere agli effetti sublimi della natura! Del pari fortunato il pittore che l'amore del paesaggio trascina in passeggiate solitarie, che sa esprimere sulla tela il sentimento della tristezza che gli ispira un bosco oscuro o una campagna deserta! Le sue opere imitano e riproducono la natura; egli crea nuovi muri e nere caverne ignote al sole: al suo comando, verdi boschetti sorgono dal nulla, l'azzurro dei cieli si riflette tra i suoi quadri; egli sa l'arte d'agitare i venti e di far rumoreggiare le tempeste. Altre volte offre allo sguardo dell'incantato spettatore le deliziose campagne dell'antica Sicilia: si vedono ninfe smarrite sfuggire, attraverso le canne, all'inseguimento di un satiro; templi di maestosa architettura innalzano la fronte superba al di sopra della foresta sacra che li circonda: l'immaginazione si perde nelle strade silenziose di quel paese ideale; lontananze azzurrine si confondono col cielo; e l'intero paesaggio, replicandosi nelle acque d'un fiume tranquillo, forma uno spettacolo che nessuna lingua può descrivere. (VII; 1990, pp. 31-32)
  • Egli [il lettore] non potrà essere che soddisfatto di sè medesimo, ove pervenga un giorno a saper far viaggiare la sua anima tutta sola. [...] Avvi infatti nulla di più lusinghiero, che l'estendere in certo modo la propria esistenza, l'occupare ad un tempo la terra e i cieli, il raddoppiar, per così dire, sé stesso? — L'eterno e non mai soddisfatto desiderio dell'uomo non è forse di accrescere il suo potere e le sue facoltà, d'essere ove non è, di richiamare il passato e di vivere nell'avvenire? — Ei vuol comandare agli eserciti, presiedere le accademie, esser adorato dalle belle; ed, ove tutto ciò ottenga, sospira allora i campi e la tranquillità, porta invidia alla capanna de' pastori. Sempre ei si chiama deluso ne' suoi disegni, nelle sue speranze; poiché sempre incontra qualche sciagura, inseparabile dalla sorte umana. Ma no non dica, per questo, che la felicità è impossibile a trovarsi. — Un quarto d'ora di viaggio con me gliene mostrerà il cammino. (IX; 1824, pp. 39-40)
  • No, quegli che inonda così l'oriente di luce, non la fa brillare a' miei sguardi, per inabissarmi bentosto nelle tenebre del nulla. Quegli che stende quest'orizzonte incommensurabile, quegli che elevò queste masse enormi, le cui ghiacciate sommità or tutte sfolgoreggiano de' primi raggi del sole, è pur quegli che ordinò al mio cuore di battere e al mio spirito di pensare. (XXI; 1824, p. 78)
  • [...] la discussione risveglia l'obiezione: e tutto finisce nel dubbio. (XXV; 2020, p. 55)
  • Sempre verace e imparziale uno specchio rinvia agli occhj della persona, che in esso guarda, le rose della giovinezza e le rughe dell'inoltrata età, senza detrazione e senza lusinghe. — Solo, tra tutti i consiglieri de' grandi, ei loro dice costantemente la verità.
    Ciò mi fece desiderar l'invenzione di uno specchio morale, in cui tutti gli uomini potessero vedersi co' loro vizi e colle loro virtù. Pensai anzi una volta a proporre per esse un premio a qualche accademia; se non che riflessioni più mature me ne provarono l'inutilità.
    Oh quanto è raro che la bruttezza riconosca sè stessa! Indarno gli specchj si moltiplicano intorno a noi, e riflettono con tanta esattezza la luce e la verità. All'istante che i raggi, che da essi partono, sono per penetrare nel nostro occhio, e dipingerci a noi stessi quali siamo, l'amor proprio introduce il suo prisma ingannevole fra noi e la nostra immagine, e ci rappresenta una divinità.
    E di tutti i prismi, dal primo che uscì dalle mani dell'immortal Newton, fino a quelli dell'ultimo lavoro, nessuno ha posseduto una forza di refrazione così possente, e prodotto sensazioni così vive e così aggradevoli, come il prisma dell'amor proprio.
    Ora, poiché gli specchj comuni annunziano invano la verità a uomini sempre contenti della loro figura; poiché non possono fare ad essi conoscere le loro fisiche imperfezioni; a che servirebbe il mio specchio morale? Pochissimi fisserebbero in esso gli occhi; e nessuno vi ravviserebbe sè medesimo. (XXVII; 1824, pp. 99-100)
  • Ho detto che mi piace in modo speciale meditare nel dolce calore del letto, e che il suo piacevole colore contribuisce molto al piacere che vi provo.
    Per procurarmi questo piacere, il mio domestico ha ricevuto l'ordine d'entrare in camera mia mezz'ora prima di quella in cui ho stabilito di alzarmi. Lo sento camminare con passo leggero e brancicare con discrezione nella stanza; e quel rumore mi dà il piacere di sentirmi sonnecchiare: piacere delicato e sconosciuto a molte persone.
    Si è svegli abbastanza per accorgersi di non esserlo del tutto, e per calcolare confusamente che l'ora delle faccende e delle difficoltà è ancora nel ventre del tempo. (XIV; 1990, p. 36)
  • Che ricco tesoro di piaceri la buona natura ha elargito agli uomini il cui cuore sa godere! e quale varietà in quei piaceri! Chi potrà contarne le innumerevoli sfumature nei diversi individui e nelle diverse età della vita? – Il ricordo confuso di quelli della mia infanzia mi fa ancora trasalire. (XL; 1990, p. 65)

Explicit[modifica]

Oggi dunque sarò libero, o piuttosto tornerò in catene! Il giogo degli affari peserà di nuovo su di me; non farò più un passo che non sia misurato dal decoro e dal dovere. – Già fortunato se qualche dea capricciosa non mi farà dimenticare l'uno e l'altro, e se sfuggirò a questa nuova e pericolosa prigionia!
Ah! perché non lasciarmi finire il viaggio! Era davvero per punirmi che m'avevano relegato nella mia stanza? – in questa contrada deliziosa, che racchiude tutti i beni e tutte le ricchezze del mondo? Tanto varrebbe esiliare un topo in un granaio.
Eppure, mai mi sono accorto più chiaramente ch'io sono doppio. – Mentre ripiango le mie gioie immaginarie, mi sento consolato a forza: una potenza segreta mi trascina; – mi dice che ho bisogno dell'aria e del cielo, e che la solitudine somiglia alla morte. Eccomi agghindato; – la porta s'apre; – vago sotto i portici spaziosi di via Po; – mille fantasmi gradevoli volteggiano davanti ai miei occhi. – Sì, ecco proprio quel palazzo, – quella porta – quella scala; – sussulto in anticipo.
È così che si pregusta un sapore acre mentre si taglia un limone per mangiarlo.
Oh bestia mia, povera bestia mia, bada a te!
[Xavier de Maistre, Viaggio intorno alla mia stanza, traduzione di Rosa Maria Losito, Guida, 1990]

Citazioni su Viaggio intorno alla mia camera[modifica]

  • «È Sterne!» si disse. Sì, ma uno Sterne un po' troppo innocente. Non si è api se non si ha il pungiglione. Bisogna riconoscerlo: Xavier de Maistre è troppo saggio [...]. Si vorrebbe che andasse più avanti nelle cose. Ne sfiora molte ma non ne penetra nessuna. Il tono del Viaggio intorno alla mia camera passa da una vivacità moderata a una temperata malinconia senza arrivare mai agli estremi. È per questo che il piccolo libro piace a tanti. (Anatole France)
  • Il titolo non si riferisce soltanto all'opera di Laurence Sterne, A Sentimental Journey through France and Italy (1768), ma anche al primo viaggio di circumnavigazione intorno al mondo effettuato da James Cook, assieme a Joseph Banks e Daniel Solander, tra il 1768 e il 1771. [...] Tutto il Voyage è ricco non solo di citazioni concernenti scienziati o filosofi naturali (come quelle relative agli «immortali» Newton e Spallanzani, a Harvey, oppure ai torinesi Beccaria e Cigna), ma anche di passi che rivelano una indubbia conoscenza dei dibattiti scientifici dell'epoca. (Marco Ciardi)[1]
  • L'opera di De Maistre nasce da un'intuizione profonda e suggestiva: che il piacere del viaggio dipenda forse più dall'atteggiamento mentale con cui partiamo che non dalla destinazione scelta. Se solo riuscissimo a vivere il nostro ambiente quotidiano con lo spirito del viaggiatore, dunque, potremmo scoprire che esso non è affatto meno interessante degli alti passi montani e delle giungle popolate di farfalle del Sudamerica di Humboldt. (Alain de Botton)
  • Le finissime e argute pagine ispirate da quarantadue giorni di arresti trasportano il lettore in un'atmosfera tutta settecentesca di viaggi e di avventure: il tono delicato di uno Sterne (v. il Viaggio sentimentale, e Vita e opinioni di Tristano Shandy) avvolge la narrazione e le dà un carattere sbarazzino e libero, pieno di sentimento e di malinconia. (Carlo Cordié)[2]
  • Leggiera, ma vaghissima produzione è questa, che uscì anonima in Francia l'anno V della rivoluzione. Dà occasione a questo libro l'arresto ch'ebbe [Xavier de Maistre] in sua camera per quarantadue giorni a cagion di un duello. Seduto sulla sua seggiola a bracciuoli ed a carrucole, e guardando tutto ciò che lo circonda, il letto, i quadri, i libri, il suo stesso valletto, gli sorgono mille graziosi pensieri, che talvolta non altro fa che accennare, e dà luogo a varie riflessioni che se fossero vestite con la giornea del filosofo ed espresse con socratica gravità potrebbero stare a petto a mille altre della stessa natura, che formano l'argomento di assai più grossi volumi. Tra queste primeggia una specie di sistema tra l'anima e la bestia, come le chiama l'autore, cioè tra la ragione ed il senso, tra l'intelligenza e la concupiscenza, direbbero gli scolastici, che è una assai graziosa cosa. (Anonimo)[3]
  • Possiamo anche paragonare la vita ad un rosario; solo dopo un gran numero di pallottole piccine, c'è la pallottola grossa; e nel comune della vita le pallottole grosse, sono anche più lontane che nei rosari.
    Curiamo dunque i numerosi pochi che devono formare il nostro tutto; e lungi dallo sdegnare le soddisfazioni piccine, moltiplichiamole intorno a noi.
    Saverio de Maistre, rinchiuso forzatamente nella sua camera, trovava un vero piacere ascoltando il rumore della caffettiera appoggiata sugli alari del caminetto, mentre egli dalla poltrona, seguiva i voli fervidi della fantasia che gli facevano percorrere il più piacevole dei viaggi. (Neera)
  • Se si considera che l'opera è stata scritta mentre infuriava la Rivoluzione francese e la stessa terra natale dell'autore veniva travolta dagli eventi, si può caricare di drammaticità la situazione narrata: la stanza come esilio e al contempo riparo dalla violenza della Storia; alla vena malinconica che scorre tra i capitoli si possono, anche in virtù di tale chiave storica, attribuire già i colori accesi del Romanticismo. Il Voyage resta però, in profondità, un'operina settecentesca. [...] Maistre opera con una levità sentimentale, una sprezzatura parodica, una delicatezza divertita che solo incidentalmente lasciano rinvenire accenti intensamente personali e ascrivibili a un sentire già preromantico. Anche quando ciò succede, del resto, si ha come l'impressione di una neutralizzazione entro un orizzonte ancora distante da tale sentire. (Andrea Bedeschi)[4]
  • Si tratta probabilmente del primo esperimento, consapevole e compiuto, di mettere in relazione le passioni, le riflessioni e i ricordi personali a un luogo fisico, circoscritto dal perimetro delle pareti della stanza della propria quotidianità, vera anticipazione della letteratura dell'intérieur di cui l'Ottocento sarà generoso elargitore. (Tomás Maldonado)[5]
  • Una leggiadra fantasia sul gusto del Viaggio sentimentale dello Sterne: tra l'amabilità ancora settecentesca e certe delicate sfumature già romantiche v'è un non so che di deliziosamente ingenuo che ci riporta al piccolo mondo, un po' chiuso e impacciato nelle sue grazie, della vecchia aristocrazia piemontese. (Pietro Paolo Trompeo)

Spedizione notturna intorno alla mia camera[modifica]

Incipit[modifica]

Originale[modifica]

Pour jeter quelque intérêt sur la nouvelle chambre dans laquelle j'ai fait une expédition nocturne, je dois apprendre aux curieux comment elle m'était tombée en partage.

Paolina Leopardi[modifica]

Affine di rendere un poco interessante la nuova camera nella quale ho fatta una spedizione notturna, fa d'uopo che io mostri a quelli che ne sono curiosi il modo con cui mi era toccata in sorte.

Rosa Maria Losito[modifica]

Per suscitare un po' d'interesse sulla nuova stanza nella quale ho effettuato la spedizione notturna, devo far sapere ai curiosi come mi fosse capitata in sorte.

Silvio Spaventa Filippi[modifica]

È necessario, perché il lettore s'interessi alla nuova camera della mia spedizione notturna, spiegargli il come e il perché mi toccò d'abitarla.

Citazioni[modifica]

Illustrazione del 1828
  • Infelice colui che non può rimaner solo un giorno della sua vita senza provare il tormento della noia, e che preferirebbe anche, se fosse d'uopo, il conversare con gli sciocchi al conversar con se stesso. (cap. I; 2014, p. 102)
  • [La mia nuova stanza] riceve la luce da una sola finestra larga due piedi e mezzo e alta sei o sette piedi circa dal suolo, cui s'arriva utilizzando una scaletta.
    La distanza della finestra dal pavimento era uno di quei casi fortunati da attribuire sia alle circostanze, sia all'ingegno dell'architetto. Un'aria di mistero veniva poi creata dalla luce pressoché verticale che si diffondeva nel mio rifugio, illuminato nello stesso modo dell'antico tempio del Pantheon.
    Né si vedeva nessun oggetto esterno che potesse distrarmi.
    Come i naviganti che, persi nella vastità dell'oceano, non vedono nient'altro che cielo e mare, io vedevo solo il cielo e la mia stanza.
    Gli oggetti esterni più vicini sui quali potevo posare gli occhi, erano la luna e la stella del mattino: quanto mi metteva in immediato contatto col cielo, facendo volare i miei pensieri a un'altezza che non sarebbe stata possibile se avessi scelto un alloggio al pianterreno. La citata finestra s'alzava sopra il tetto e formava un abbaino assai grazioso. Era talmente alta sull'orizzonte che, quando i primi raggi del sole giungevano a illuminarla, nella strada era ancora buio.
    Godevo, insomma, d'una delle vedute più belle che si possano immaginare.
    Ma anche il panorama migliore finisce per annoiare quando lo si goda troppo spesso: l'occhio s'abitua e non ci fa più caso.
    Invece, la posizione della finestra mi preservava anche da simile svantaggio, dato che non vedevo mai lo spettacolo magnifico della campagna di Torino se non quando risalivo quattro o cinque scalini: questo mi dava un piacere sempre vivo perché gustato con lentezza. (cap. VI; 2009, pp. 30-31)
  • La contemplazione del cielo stellato mi dà un incanto sempre nuovo: e io posso affermare di non aver fatto un solo viaggio, anche una semplice passeggiata notturna, senza pagare il tributo d'ammirazione che si deve alle meraviglie del firmamento. Benché senta tutta l'impotenza del mio pensiero in queste alte meditazioni, provo un piacere inesprimibile nell'occuparmene. Mi piace pensare che non è il caso che conduce fino ai miei occhi quella emanazione di mondi remoti, e ciascuna stella con la sua luce mi versa in cuore un raggio di speranza. E che, dunque? Quelle meraviglie non avrebbero altro rapporto con me che quello di risplendere agli occhi miei? E il mio pensiero che s'innalza fino a quella lontananza, e il cuor mio che si commove al loro aspetto, sarebbero ad esse perfettamente estranei? Spettatore effimero d'uno spettacolo eterno, l'uomo leva un istante gli occhi al cielo e li chiude in eterno; ma durante quel rapido istante che gli è concesso, da tutti i punti del cielo e fin dai limiti dell'universo, un raggio consolatore parte da ogni globo e gli si posa negli sguardi, per affermargli che esiste un rapporto tra lui e l'immensità, e ch'egli è parte integrante dell'eternità. (cap. XIII; 1913, p. 113)
  • Aveva osservato, nel corso della mia vita, che allorquando io era innamorato secondo il metodo solito, le mie sensazioni non corrispondevano punto alle mie speranze, e la mia immaginazione si vedeva sempre delusa in tutti i suoi piani. Riflettendovi sopra con attenzione pensai che, se mi fosse stato possibile di stendere il sentimento che mi portava all'amore particolare sopra tutto quel sesso che n'è l'oggetto, verrei a procacciarmi dei godimenti inusitati, e senza compromettermi in veruna guisa. Perché, qual rimprovero potrebbe mai farsi ad un uomo che si trovasse dotato di un cuore energico in modo tale da amare tutte le amabili donne del mondo? Sì, madama, io le amo tutte, e non solo amo quelle che conosco, o che spero di conoscere, ma tutte quelle ancora che esistono. Anche più; io amo tutte le donne che hanno vissuto, e quelle che viveranno, senza contarne poi un numero maggiore che la mia immaginazione trae dal niente; e finalmente tutte le donne possibili sono comprese nell'ampio circolo dei miei affetti. (cap. XXIII; 2014, p. 130)
  • [Sistema del mondo] Credo insomma che se lo spazio è infinito, sia infinita anche la creazione; e che, nella sua vita eterna e nell'immensità dello spazio, Dio abbia creato un numero infinito di mondi. (cap. XVI; 2009, p. 55)
  • Essendo la maggior parte dei nostri piaceri null'altro che un gioco dell'immaginazione, è essenziale offrirle una pastura innocente per distoglierla dagli oggetti ai quali è giocoforza rinunciare, press'a poco come si offrono i balocchi ai bambini, quando si rifiutano loro le caramelle. (cap. XXVII; 1990, p. 104)
  • O tempo!... divinità terribile! non è già la tua falce crudele che mi spaventi, sono i tuoi orridi figli che io temo, l'indifferenza e l'oblio, i quali fanno una lunga morte di tre quarti della nostra vita. (cap. XXVI; 2014, p. 135)
  • "Che strane macchine," esclamai allora "la testa e il cuore dell'uomo! Ogni volta che viene trascinato da questi due motori delle sue azioni in due direzioni diverse, l'ultima che segue gli pare sempre la migliore!... 'Follia dell'entusiasmo e del sentimento!' dice la fredda ragione. 'Debolezza e incertezza della ragione!' dice il sentimento. Chi potrà mai, chi oserà scegliere fra i due?" (cap. XXIX; 2009, p. 85)
  • Lasciando penzoloni le gambe una a dritta ed una a sinistra della finestra, detti principio al mio viaggio a cavallo. [...] Per la sua posizione il viaggiatore a cavallo della sua finestra comunica da una parte col cielo, mentre gode il superbo spettacolo della natura, e gli astri, e le meteore sono a sua disposizione; e dall'altra, l'aspetto della sua dimora e gli oggetti che contiene lo richiamano all'idea della di lui esistenza, e lo fanno rientrare in se stesso. [...] Abitatore a vicenda dei cieli e della terra, il suo spirito ed il suo cuore godono di tutto ciò che è dato all'uomo di godere. (cap. XXIX; 2014, pp. 138-39)
  • Il governo è buono? la patria è allora in tutta la sua forza: diviene vizioso? la patria è inferma: si cangia? essa muore. Allora non è più la stessa patria, ed ognuno è libero di adottarla, ovvero di sceglierne un'altra. (cap. XXXI; 2014, p. 147)
  • [...] il tempo mi pare qualche cosa di così inconcepibile, che sarei tentato di credere che non esista affatto, e che ciò che si chiama così non sia altro che una pena del pensiero. (cap. XXXVII; 1913, pp. 155-156)
  • Fu, senza alcun dubbio, per un consiglio insidioso dello spirito maligno, che gli uomini diedero a quell'ora l'incarico di dividere i loro giorni. Chiusi nelle loro case, essi o dormono o si divertono, mentre essa taglia uno dei fili della loro vita; il giorno dopo s'alzano allegramente, non sospettando minimamente d'avere un giorno di più. Invano la voce profetica del bronzo [della campana dell'orologio] annuncia l'approssimarsi dell'eternità, invano tristemente lo ripete ad ogni ora che passa: essi non sentono nulla, o, se sentono, non comprendono. O mezzanotte!... ora tremenda... (cap. XXXVII; 1913, p. 157)
  • Le rimembranze della felicità già passata sono le rughe dell'anima! Quando si sente infelice, bisogna cacciarle dal suo pensiero come se fossero fantasmi che venissero ad insultare la nostra presente situazione: è meglio le cento volte di abbandonarsi allora alle insidiose lusinghe della speranza, e sopra tutto bisogna dissimulare accortamente, e non confidare ad alcuno le proprie sventure. Ho notato nei varii viaggi che ho fatto tra gli uomini, che essendo uno costantemente infelice, termina con divenire ridicolo. (cap. XXXVI; 2014, pp. 153-54)

Explicit[modifica]

Non c'è che dire, è bello essere in rapporti tanto familiari con la notte, col cielo e le meteore, e sapersi servire dei loro influssi. Eh, i rapporti con che siamo costretti ad avere con gli esseri umani sono assai più pericolosi!
Quante volte non sono stato ingannato dopo aver riposto in loro la mia fiducia! Volevo dirne qualcosa anche qui, in una nota che ho soppresso visto che era più lunga dell'intero testo. Il che avrebbe alterato le giuste proporzioni del mio viaggio, il cui maggior merito è la brevità.
[Xavier de Maistre, Spedizione notturna nella mia stanza, traduzione di Stefano Lanuzza, Barbès, 2009]

Citazioni su Spedizione notturna intorno alla mia camera[modifica]

  • Questo secondo libriccino, ancor più breve del primo, non è né meno garbato né meno piacevole. Procede forse con passo più fermo e ha idee più mature. Esempio raro, quello di un libro che si aggiunge come seguito d'un altro senza guastarlo. (Anatole France)
  • Pur essendo sempre a Torino la chambre non è più la stessa, così come non ci sono più alcuni comprimari presenti nel Voyage, come il cameriere Joannetti e la cagnetta Rosina. Né ci sono più quelle schizofreniche personificazioni della propria identità che erano nel Voyage l'anima e il corpo, designato come «la bestia» oppure (in opposizione all'anima) «l'altro»: l'abbandono di queste entità è a mio avviso la perdita più grande, che sempre renderà il Voyage di gran lunga superiore alla Expédition [...].
    Xavier è nella Expédition molto più fanciullesco: ad esempio sta a lungo a cavalcioni del davanzale della finestra, descrivendosi come un vero cavaliere che ora vada al passo ora al trotto ora al galoppo. Eppure, nonostante questi e altri bamboleggiamenti, il testo è molto meno adolescenziale e incantato del Voyage. (Michele Mari)
  • Se nel Voyage è colto un mondo nel momento in cui sta per sparire, nell'Expédition predominano la riflessione e la nostalgia intorno allo stesso mondo ormai sparito; e dietro l'apparenza della divagante invenzione si leggono l'angoscia dirompente della guerra e un serrato confronto con la cultura letteraria, filosofica e scientifica del secondo Settecento. Spunti e idee per le due operette derivano da J.-B.-L. Gresset, L. Sterne, L.-A. Caraccioli, ma tutta del M. è la brillante forma in cui è versato e decantato questo materiale incandescente. (Giuseppe Izzi)[6]

Il lebbroso della città di Aosta[modifica]

Incipit[modifica]

La parte meridionale della città di Aosta è al dì d'oggi quasi deserta, e non pare essere stata mai di molto abitata. Tra le mura antiche romane e i muriccioli nuovi di alcuni giardini giacciono ivi campi e prati solinghi, degni pur di chiamar l'attenzione dello straniero. Vedresti appresso alla porta della città le rovine di un castello dove nel secolo XV, secondo la tradizione popolare, il conte Renato di Chalant, furente di gelosia, spense di fame la sua sposa Mencia principessa di Braganza Quinci il nome di Bramafame, ossia grido della fame, dato al castello da' paesani, e l'amore messo dalle persone che intenerite credono a quella storia, della quale tuttavia potrebbesi contrastare l'autenticità.
[Xavier de Maistre, Il lebbroso di Aosta, traduzione di Cesare Balbo, in Novelle di Cesare Balbo, Le Monnier, 1854]

Citazioni[modifica]

  • Né è sempre tra le selve e le rupi la solitudine; il misero è solo per ogni dove. (1854, p. 314)
  • Ei v'ha nell'estrema miseria un piacere non sentito d'altrui, e che forse vi parrà strano, il piacere di esistere e respirare. (1854, p. 315)

Explicit[modifica]

"A che", diss'egli finalmente, "tenterei io di farmi illusione? Io non debbo aver altra società che me stesso, nè altro amico che Dio; in lui ci rivedremo; addio, generoso forestiero, siate felice.... addio per sempre." Il Viaggiatore uscì, il lebbroso serrò la porta, e tirò da dentro il chiavistello.
[Xavier de Maistre, Il lebbroso di Aosta, traduzione di Cesare Balbo, in Novelle di Cesare Balbo, Le Monnier, 1854]

Incipit di alcune opere[modifica]

I prigionieri del Caucaso[modifica]

Le montagne del Caucaso sono da tempo inserite nell'Impero russo, senza appartenergli. I loro abitanti sono feroci; li separano le loro lingue e gli interessi. Sono formati da un gran numero di piccole popolazioni, con poche relazioni politiche, ma tutte animate da un medesimo amore per l'indipendenza e il saccheggio.

Prascovia o La fanciulla siberiana[modifica]

Il coraggio d'una giovinetta, che presso la fine del regno di Paolo I, dalla Siberia si condusse a piedi sino a Pietroburgo per implorare la grazia del padre suo, levò di que' giorni tanto rumore, che una celebre autrice[7] ne fu indotta a fare un'eroina da romanzo di codesta ammirabile pellegrina. Ma rincresce a quelli che la conobbero, che siansi attribuite idee romanzesche ed amorose avventure ad una pura e nobile fanciulla, la quale mai non sentì altra passione che il più puro amor figliale, e priva d'ogni maniera di consigli e di soccorsi, trovò nel proprio cuore il pensiero dell'azione più generosa e la forza per adempirla.
Se il racconto delle sue vicende non eccita quella pietà, che un romanziere può svegliare in favore di personaggi immaginarj, crediamo non pertanto, che sarà forse letta con qualche piacere la semplice storia della sua vita, la quale, per nostro avviso, alletta abbastanza coi semplici ornamenti del vero.

Note[modifica]

  1. Reazioni tricolori, FrancoAngeli, 2010, pp. 64-5.
  2. Viaggio intorno alla mia camera, in Dizionario Bompiani delle opere e dei personaggi.
  3. Biblioteca italiana, vol. 34, 1824, p. 106.
  4. Xavier de Maistre, in Moralisti francesi, Rizzoli, 2008.
  5. Un nuovo modo di viaggiare nel mondo, in Memoria e conoscenza, Feltrinelli, 2005.
  6. MAISTRE, Xavier de, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 67, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2006.
  7. La signora Cottin, autrice dell'Elisabetta, o gli Esiliati in Siberia.

Bibliografia[modifica]

Voci correlate[modifica]

Altri progetti[modifica]

Opere[modifica]